Cispadana

“Infrastrutture decisive per favorire sia la ripartenza dell’economia che la competitività dei poli industriali locali, anche in seguito alla profonda crisi legata alla pandemia da Covid-19” è il commento del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo che con una risoluzione intende impegnare la Giunta affinchè venga definita una data certa per l’inizio dei cantieri per le due arterie stradali.
Barcaiuolo evidenzia come entrambe le opere siano di fondamentale importanza, nonostante il ritardo ventennale rispetto al picco economico dei settori industriali e commerciali limitrofi alle aree di realizzazione, e porta all’attenzione dell’Assemblea Legislativa il perpetuarsi dei ritardi legati alla progettazione e all’avvio dei cantieri. “L’iter procedurale per la realizzazione delle opere ha avuto avvio nel 2001, ma, nonostante i ripetuti annunci dei Ministri competenti degli ultimi Governi e del presidente della regione, nei fatti, è ancora bloccato nonostante la comunità locale e il tessuto produttivo chiedano da tempo la realizzazione dell’opera e l’avvio effettivo dei lavori, atteso da decenni” incalza Barcaiuolo.
Il 19 febbraio 2020, rileva inoltre il consigliere, durante lo svolgimento un’interrogazione in Commissione parlamentare ambiente, veniva comunicato che “Sono in corso le attività preordinate all’esproprio da parte del concessionario e, una volta terminata la fase di acquisizione dei suoli, si potrà procedere all’avvio dei lavori che, secondo le pattuizioni convenzionali, potranno essere eseguiti direttamente dal concessionario”.

“Perché attendere ulteriormente? La Regione chiarisca e si impegni la Giunta a decidere senza ulteriori rimandi la data di avvio dei suddetti cantieri” chiosa Barcaiuolo.

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Interrogazione

Fare reale chiarezza sui rapporti tra la Regione Emilia-Romagna e la costituzione del Tavolo regionale permanente dell’Ordine dei Medici. A chiederlo, in un’interrogazione, è la consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto), che ripercorre le tappe di suoi precedenti atti ispettivi sul tema e delle risposte ricevute dalla Giunta regionale che, a detta della consigliera interrogante, avrebbero delle problematicità formali e sostanziali.

Da qui il nuovo atto ispettivo per sapere dalla Giunta “i motivi per i quali due degli Ordini Provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri presenti sul territorio regionale non abbiano sottoscritto l’intesa con la Regione, intesa che prevede la costituzione di un Tavolo di confronto permanente con l’obiettivo di confrontarsi sulle tematiche di maggiore rilevanza nel settore sanitario, anche appunto attraverso l’istituzione del Tavolo permanente regionale con gli Ordini provinciali” e “i motivi per i quali, sia nella richiesta suddetta ex art. 30 dello Statuto regionale che nella interrogazione della scrivente avente a oggetto il tavolo permanente con gli Ordini Provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, non è stato applicato in modo compiuto il principio di leale collaborazione, nel primo caso non menzionando la procedura in atto da ormai due anni per la costituzione di tale tavolo e nel secondo caso non riportando i motivi ostativi manifesti e che, ad oggi, non hanno permesso la costituzione di tale tavolo, Tavolo che, per inciso, avrebbe potuto essere di enorme supporto alla Regione in merito alle misure da adottare per contrastare la pandemia da Covid-19, misure portate a conoscenza degli Ordini suddetti spesso solo dopo la loro determinazione e, in alcuni casi, criticate dagli Ordini suddetti e, infine, modificate dalla Regione a posteriori, determinando così una situazione di confusione”.

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Si riapre (con cautela)

E’ il commento di Andrea Corsini, assessore regionale al Turismo, Commercio e Trasporti, alla decisione del governo di consentire una ripartenza differenziata delle attività economiche sulla base dell’andamento del contagio e dei dati epidemiologici nelle diverse regioni italiane.

Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, questo vuol dire riapertura, da lunedì 18 maggio, di mercati, negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti, tatuatori, spiagge, sempre rispettando norme di sicurezza.

“Siamo al lavoro da giorni con i tecnici, con i sanitari, con le associazioni di categoria, per garantire la riapertura di diverse attività ancora sospese. In primo piano l’esigenza di garantire la sicurezza dei lavoratori e dei clienti, come dicevo, ma anche la consapevolezza di voler rimettere in moto -presto e bene- una macchina che garantisce una percentuale significativa della ricchezza dell’Emilia-Romagna”.

In questi giorni termineranno i lavori dei tavoli tecnici chiamati a definire i protocolli di sicurezza per il riavvio delle diverse attività ora sospese, nel rispetto delle linee guida nazionali.

“Credo che ancora una volta l’Emilia-Romagna- conclude Corsini- con le proprie Istituzioni e le proprie rappresentanze economiche e sindacali, si sia fatta trovare pronta per affrontare la più grave crisi che dal dopoguerra ha colpito queste Paese. Attrezzandosi per ripartire, con determinazione, coraggio e rispettando le regole, perché non possiamo assolutamente permetterci che i contagi ripartano”

 

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USCA

Vere e proprie “squadre” formate da medici di famiglia, specialisti, infermieri, con un compito ben preciso: individuare e assistere, al proprio domicilio, le persone affette da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero
È l’attività principale svolta dalle 81 Unità speciali di continuità assistenziale, le cosiddette Usca, istituite presso le Aziende Usl e attive in Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini, con il coinvolgimento di oltre 400 medici, di cui 29 in più nell’arco di una sola settimana. Più di 20mila prestazioni erogate: non solo tamponi ma anche, ad esempio, elettrocardiogrammi, ecografie polmonari, somministrazione di terapie, visite alle residenze anziani. Tutti dati, questi, contenuti nel Report – aggiornato al 4 maggio – dell’assessorato regionale alle Politiche per la salute.

“Dietro queste cifre c’è tutto l’impegno che abbiamo messo in campo come Regione per inseguire il virus direttamente sul territorio, da Piacenza a Rimini, andando anche a cercarlo casa per casa- sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. In questo modo intercettiamo la malattia, supportiamo i medici di famiglia nella cura a domicilio dei propri assistiti ammalati di Coronavirus e alleggeriamo la pressione sulla rete ospedaliera. Siamo nella fase di ripartenza- aggiunge l’assessore-: a maggior ragione c’è bisogno di interventi mirati e tempestivi sul territorio”.

Le 81 Usca attive in Emilia-Romagna

6 quelle attive a Piacenza, 7 a Parma (3 Parma, 2 Fidenza, 1 Sud-Est, 1 Valli Taro), 29 a Reggio Emilia (1 Castelnuovo, 1 Montecchio, 1 Scandiano, 1 Reggio Emilia, 1 Correggio, 1 Guastalla; il numero totale comprende anche le 15 Unità e 6 équipe dedicate alle Cra, le Case residenze anziani), 12 a Modena (2 Carpi, 2 Mirandola, 2 Modena, 2 Sassuolo, 2 Vignola, 1 Pavullo, 1 Castelfranco Emilia), 5 a Bologna (Bologna Est, Bologna Ovest, Montagna, Pianura Est, Pianura Ovest), dove le Usca sono in numero inferiore perché possono avvalersi del lavoro svolto dagli ambulatori Covid al Sant’Orsola; 3 a Imola, 5 a Ferrara (2 Centro-nord, 1 Ovest, 2 Sud-est), 4 a Ravenna, 2 a Forlì, 2 a Cesena e 6 a Rimini.

Medici coinvolti e altro personale

Nell’arco di due settimane, sono aumentati di 39 unità: dal 20 aprile (erano 402) hanno raggiunto quota 441. Sono i medici complessivamente coinvolti nell’attività delle Usca, tra quelli di continuità assistenziale, di assistenza primaria, i medici che frequentano il corso di Formazione specifica in Medicina Generale, glispecialisti, gli specializzandi, i dipendenti: 19 a Piacenza, 34 a Parma, 92 a Reggio Emilia (il numero comprende anche i medici delle Usca e delle équipe dedicate alle Cra), 84 a Modena, 95 a Bologna, 11 a Imola, 26 a Ferrara, 80 in Romagna.

Per quanto riguarda le altre figure, sono 108 in tutto (tra infermieri, operatori socio-sanitari e altro personale): 1 a Piacenza, 4 a Parma, 13 a Reggio Emilia, 32 a Modena, 28 a Bologna, 17 a Imola, 9 a Ferrara, 4 in Romagna.

Le prestazioni erogate

Al momento della rilevazione (3 maggio), risultavano erogate complessivamente 20.752 prestazioni (erano 17.229 la settimana precedente);2.011 sono terapie (10% del totale), 4.518 visite nelle Case residenze anziani (22%), 6048 visite domiciliari (29%), 7.351 triage telefonici (35%), 824 tra elettrocardiogrammi, tamponi, terapie farmacologiche, eco polmonari (4%). Sul totale delle prestazioni, 2.653 sono state erogate a Reggio Emilia, dai 18 ambulatori Covid cure primarie.

A livello territoriale, le prestazioni sono così distribuite: 4.795 a Piacenza, 1.239 a Parma, 3.648 a Reggio Emilia, 1.486 a Modena, 2.187 a Bologna, 2.396 a Imola, 511 a Ferrara, 4.490 in Romagna.

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Vediamoci chiaro

BOLOGNA – “Depositeremo la richiesta per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta regionale che entri nel merito ed indaghi sulle cause e sulle responsabilità degli errori commessi nella gestione di questa emergenza Covid-19”. E’ quanto annuncia il capogruppo della Lega in Regione E-R, Matteo Rancan, a nome di tutti i consiglieri del Carroccio.

“E’ assolutamente necessario fare chiarezza sulle situazioni che non hanno funzionato a dovere e pensiamo che sia una missione di trasparenza nei confronti di tanti cittadini che hanno perso i loro cari a causa del virus. Pertanto depositeremo la richiesta di istituire una commissione regionale d’inchiesta che entri nel merito delle cose che non hanno funzionato e che analizzi le carenze che si sono manifestate nella gestione dell’emergenza, a partire dalle case di riposo e dalle case di cura. La chiediamo ora affinché, finita l’emergenza, la commissione possa iniziare a lavorare subito” sottolineano Matteo Rancan, Daniele Marchetti, Fabio Rainieri, Gabriele Delmonte, Michele Facci, Emiliano Occhi, Stefano Bargi, Andrea Liverani, Massimiliano Pompignoli, Fabio Bergamini, Maura Catellani, Matteo Montevecchi, Valentina Stragliati e Simone.

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Più realisti del re

Nuove restrizioni in Emilia-Romagna: chiusi i mercati sette giorni su sette e, dopo le 18, anche pizzerie al taglio e piadinerie. Stop nei fine settimana, insieme a bar e ristoranti. Il presidente Bonaccini: “Diamo maggiore coerenza e completezza ai provvedimenti del Governo”

“Per dare maggiore coerenza e completezza ai provvedimenti assunti dal Governo, considero necessario sospendere dalle ore 18 alle ore 6 non solo bar e ristoranti, ma anche pizzerie al taglio, piadinerie, tigellerie, kebab, gelaterie, ecc. Considero anche necessario che queste attività, insieme a bar e ristoranti, siano sospese nei week end, per evitare le scene di assembramento cui abbiamo assistito il fine settimana scorso. Sarà sempre possibile la consegna a domicilio di queste bevande e alimenti, ma non l’asporto”.

E’ quanto afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che prosegue: “Inoltre, ritengo necessario chiudere i mercati tutti i giorni della settimana e non solo nei week end, con l’esclusione dei banchi alimentari laddove assicurino la distanza minima tra le persone. Si tratta di restrizioni coerenti con quelle già in vigore e che fanno maggior chiarezza per operatori, cittadini e Comuni”.

“Per queste ragioni- conclude Bonaccini– sto per assumere un’ordinanza in tal senso, a valere già dalla mattina di domani”.

Coronavirus, nuove restrizioni: chiusi i mercati e dopo le 18 pizzerie al taglio e piadinerie

Nuova giunta regionale

Nel pomeriggio la prima seduta, al termine della seduta di insediamento della Assemblea legislativa che ha avviato la nuova legislatura. La squadra e le deleghe

Insediamento Giunta regionale - tavolo -  28/02/2020E’ già al lavoro la nuova Giunta regionale. Con la firma del decreto di nomina da parte del presidente Stefano Bonaccini, i dieci assessori e il Sottosegretario alla Presidenza sono già pienamente operativi.

La nuova squadra di governo, riunita subito oggi pomeriggio per la prima volta, dopo che in mattinata si era insediata l’Assemblea legislativa – passaggio che avviato formalmente la nuova legislatura –  è composta da Davide Baruffi (sottosegretario alla Presidenza della Giunta), Elena Ethel Schlein (detta Elly), vicepresidente, Paolo Calvano, Vincenzo Colla, Raffaele Donini, Mauro Felicori, Barbara Lori, Alessio Mammi, Irene Priolo, Paola Salomoni.

Le deleghe

Elly Schlein, assessore a “Contrasto alle diseguaglianze e transizione ecologica: Patto per il clima, Welfare, Politiche abitative, Politiche giovanili, Cooperazione internazionale allo sviluppo, Relazioni Internazionali, Rapporti con l’UE”.
Paolo Calvano, assessore a “Bilancio, Personale, Patrimonio, Riordino Istituzionale”.
Vincenzo Colla, assessore a “Sviluppo economico e green economy, Lavoro e Formazione”.
Andrea Corsini, assessore a “Mobilità e Trasporti, Infrastrutture, Turismo e Commercio”.
Raffaele Donini, assessore a “Politiche per la salute”.
Mauro Felicori, assessore a “Cultura e Paesaggio”.
Barbara Lori, assessore a “Montagna, Aree interne, Programmazione territoriale, Pari opportunità”.
Alessio Mammi, assessore a “Agricoltura e Agroalimentare, Caccia e Pesca”.
Irene Priolo, assessore a “Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile”.
Paola Salomoni, assessore a “Scuola, Università, Ricerca, Agenda Digitale”.

Il presidente Bonaccini ha tenuto per sé le deleghe relative ai rapporti tra Regione e Stato e alla richiesta di Autonomia differenziata, alla Programmazione dei fondi europei, alle politiche per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma, alla Promozione della cultura della legalità e alle Politiche di promozione delle attività sportive.

Bonaccini “dimentica” la Bassa

FINALE EMILIA, MIRANDOLA, SAN FELICE, CAVEZZO, CONCORDIA, CAMPOSANTO, MEDOLLA, SAN PROSPERO E SAN POSSIDONIO – Sanità, Prc: “No agli ultimatum della Regione per la Bassa”. Il partito della Rifondazione comunista va all’attacco della Regione che porrebbe ultimatum per far accettare il nuovo ospedale di Carpi e il mantenimento dello status quo a Mirandola per arrivare alle elezioni regionali senza proteste. Il piano è stato presentato in un incontro tenutosi la scorsa settimana tra i sindaci dei comuni della bassa e la Regione.
Scrive Stefano Lugli, segretario regionale di Rifondazione
La carenza di servizi  nella bassa modenese dura ormai dal terremoto, da quando l’ospedale di Finale Emilia ha chiuso causa inagibilità e i posti letto dell’ospedale di Mirandola sono stati ridotti e mai più ripristinati.
E la Regione non intende ascoltare i cittadini della bassa. Cittadini che lamentano soprattutto la necessità di percorrere lunghe distanze anche per una semplice visita di controllo, se si vuole farla in tempi ragionevoli. E il disagio di doversi recare in ospedali lontani per assistere famigliari ricoverati. Un problema non da poco, perchè sono prevalentemente le persone anziane a doversi spostare, e i famigliari a doverli accompagnare, perdendo a volte intere giornate di lavoro. Per non parlare del traffico e delle condizioni delle strade di collegamento, ma pare che la priorità sia l’autostrada cispadana… E per non parlare della inadeguatezza di trasporti pubblici mirati unicamente al servizio scolastico.
La Casa della Salute di Finale Emilia, con annesso Ospedale di Comunità, potrebbe essere la soluzione a questi disagi, ma i lavori ancora non sono partiti, e li aspettiamo dal 2013. La Regione ha stanziato i fondi per il nuovo ospedale di Carpi, ma la collocazione scelta dal Sindaco aumenta le distanze per chi proviene dai Comuni della Bassa. E’ definitivamente tramontata l’idea di un ospedale baricentrico e per Mirandola si prevede di mantenere gli attuali standard (quindi un netto depotenziamento rispetto ai servizi offerti prima del terremoto) con potenziamento del raccordo tra servizi ospedalieri e servizi territoriali: ne sentiamo parlare da almeno 10 anni, e francamente ci paiono ormai  parole vuote.

MIRANDOLA – Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, non ha dubbi sul futuro della gestione ospedaliera nella bassa modenese, richiedendo ai sindaci del territorio di firmare la sua proposta che pone al centro l’Ospedale di Carpi ed esclude di fatto la realizzazione di un’ospedale unico baricentrico. “Bonaccini dimentica volutamente i 9 Comuni dell’Area Nord – commentano il deputato Guglielmo Golinelli e il commissario provinciale della Lega, Stefano Bargi – per sostenere la strategia modenacentrica e carpicentrica. La sua proposta ai sindaci più che un accordo delle parti, appare un out out, o scelgono il suo progetto o non si fa nulla.”

“Bonaccini e l’assessore Venturi non vogliono investire a Mirandola su primariati e il ripristino dei posti letto precedenti al sisma – spiega il consigliere regionale leghista Bargi – ma preferiscono indebolire l’offerta sanitaria della bassa modenese, a favore dell’Ospedale di Carpi, del Policlinico di Modena e dell’Ospedale di Baggiovara. Infatti, nella proposta fatta ai sindaco si legge “mantenere gli standard attuali”, che è una forma garbata per dire che l’ospedale rimane esattamente quello attuale.”

“Eppure dai numeri esposti dall’AUSL hu alla CTSS di Modena – argomentano il deputato Golinelli e consigliere regionale Bargi – emerge che la migrazione passiva dalla nostra Provincia verso la Lombardia è di 13.8 milioni di euro e per il 50%, 6 milioni, sull’Ospedale di Suzzara in provincia di Mantova. Dati allarmanti che tuttavia non hanno spinto il presidente Bonaccini ad effettuare uno studio di fattibilità dell’ospedale unico baricentrico, che chiediamo dal 2015 e che lo stesso PD chiedeva. Probabilmente ha paura degli esiti, che andrebbero a sottolineare l’inefficienza delle strategie adottate fino ad ora e che il presidente Bonaccini vuole imporre anche ai sindaci della bassa modenese.”

Bonaccini dimentica la Bassa, la Lega: “Costringe i cittadini a farsi curare in Lombardia”

Treno+autobus

Caos in bigilietteria per i pendolari che chiedono l’abbonamento gratuito al bus che spetta a chi abbia quello al treno . “Era prevedibile che ci sarebbe stata una corsa in questi giorni alle biglietterie per la sottoscrizione degli abbonamenti e per ottenere informazioni in merito a questa iniziativa”. Il tema, e motivo di irritazione dell’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Donini, sono i disservizi segnalati da parte dei pendolari che si stanno recando alle biglietterie di Trenitalia per attivare il nuovo abbonamento “Mi muovo anche in città”, istituito dalla Regione Emilia-Romagna, che permetterà ai pendolari di salire gratuitamente anche sugli autobus delle 13 città principali dell’Emilia-Romagna.

“Trenitalia metta in campo da subito – sottolinea l’assessore Donini- una organizzazione adeguata per porre rimedio ai disagi denunciati dai pendolari e lo faccia in tempi rapidissimi, assicurando così il buon esito della manovra di integrazione tariffaria che, dal 1^ settembre, permetterà a tutti gli abbonati ferroviari di viaggiare gratuitamente sugli autobus urbani”.

“È un’operazione strategica per la Regione Emilia-Romagna– conclude Donini– per la quale abbiamo stanziato oltre 6 milioni, e che permetterà a oltre 60.000 cittadini, in particolare studenti e lavoratori, un risparmio annuo fino a 180 euro l’anno”.

Trenitalia, intanto, spiega che per usufruire di questa opportunità è necessario essere in possesso della Carta Unica Emilia Romagna di Trenitalia – in distribuzione già dal mese di aprile –  sulla quale sarà caricato il nuovo abbonamento integrato ferro/gomma.

Unica Emilia Romagna è rilasciata nelle 13 stazioni interessate dall’integrazione tariffaria. A Bologna è attivo uno sportello dedicato presso l’Assistenza Clienti di Trenitalia, nell’ala Ovest della stazione centrale di superficie, aperto dal lunedì al venerdì dalle 6.30 alle 20.45 e che rimarrà operativo anche in questo fine settimana.

Un altro sportello dedicato è presente nella stazione di Reggio Emilia dal lunedì al venerdì dalle 7.00 alle 10.00 e dalle 14.30 alle 19.00.

Nelle altre stazioni il rilascio avviene presso le biglietterie, negli orari e giorni di apertura, con ulteriore potenziamento previsto per tutto il mese di settembre.

 

Per agevolare gli abbonati mensili che non hanno ancora richiesto la Carta Unica, Trenitalia e Regione Emilia Romagna hanno concordato inoltre un periodo transitorio (fino a dicembre 2018) in cui sarà possibile acquistare l’abbonamento integrato Mi Muovo anche in Città anche su supporto cartaceo, in attesa della Carta Unica, nelle 23 biglietterie Trenitalia della regione e in tutti i punti vendita di Trenitalia aderenti ai circuiti Sisal, Lottomatica e Tabaccai.

 

Per ottenere la carta è necessario compilare un modulo (scaricabile anche on line su trenitalia.com – sezione Trasporto regionale Emilia Romagna), allegare una foto tessera ed esibire un documento di identità valido.

Una volta ottenuta, sarà possibile acquistare e ricaricare l’abbonamento presso una qualunque biglietteria ferroviaria o self service Trenitalia dell’Emilia Romagna. Tutte le biglietterie sono preparate per il massimo supporto all’acquisto.

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Nota: come potete vedere sopra io lo avevo (pagando), però l’unico autobus utile era sempre talmente pieno che era impossibile salirvi!

Reddito di solidarietà

Da lunedì 18 settembre parte  in Emilia-Romagna il Res, il Reddito di solidarietà. La misura di contrasto alla povertà voluta, ideata e introdotta dalla Regione, che per realizzarla stanzia 35 milioni di euro all’anno di risorse proprie. Circa 20.000 sono le famiglie che potrebbero potenzialmente beneficiare del sussidio.

I cittadini dovranno presentare le domande al Comune territorialmente competente tramite l’apposito modello. Il contributo – che prevede un massimo di 400 euro mensili per nucleo familiare, per non più di 12 mesi –  sarà erogato dai servizi sociali all’interno di un percorso concordato e personalizzato, finalizzato a superare le condizioni di difficoltà dei beneficiari e a favorirne l’inserimento lavorativo.

Al Reddito di solidarietà la Giunta regionale destina 35 milioni di euro l’anno, che si sommano ai 37 milioni erogati dallo Stato all’Emilia-Romagna per il Sostegno all’inclusione attiva (Sia), misura attiva di contrasto alla povertà che la legge di Stabilità 2016 ha esteso a tutto il territorio nazionale e che il Res affiancherà e integrerà. A ciò si aggiungono 20 milioni dal Fondo sociale europeo per i tirocini formativi.

Cos’è il Res

Dagli 80 ai 400 euro al mese per i nuclei famigliari dell’Emilia-Romagna che si trovano in gravi difficoltà economiche. Un aiuto che varia a seconda del numero dei componenti il nucleo e legato all’adesione a un progetto di inserimento lavorativo e di impegno sociale. È il Reddito di solidarietà (Res), varato in Emilia-Romagna con la legge regionale n. 24 del 19 dicembre 2016 e per il quale la Giunta regionale stanzia 35 milioni di euro l’anno. Fondi che si aggiungono ai 37 milioni assegnati dallo Stato all’Emilia-Romagna per il Sostegno all’inclusione attiva (Sia).

Un aiuto che la Regione ha voluto introdurre subordinandolo al possesso di due requisiti: il reddito Isee inferiore ai 3.000 euro e la residenza in regione da almeno 24 mesi. Contemporaneamente, però, il richiedente dovrà aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e inserimento lavorativo. Un percorso obbligatorio, da seguire per ottenere, e soprattutto mantenere, il contributo economico – erogato tramite carta prepagata –  fissato da un minimo di 80 euro per i nuclei composti da una sola persona (che in regione rappresentano il 36,1%) a un massimo di 400 euro al mese per quelli composti da 5 o più membri. Si stima che possano essere 20.000 le famiglie destinatarie della misura.

Come fare per ottenere il Res

La domanda per accedere al Res va presentata da uno dei componenti del nucleo familiare presso gli sportelli sociali del Comune di residenza. Al momento della domanda, i richiedenti dichiarano i propri dati attraverso documenti ufficiali (ad esempio la dichiarazione Isee) o con l’autocertificazione. Per quanto riguarda i controlli, tutti i dati vengono verificati attraverso le banche dati in possesso dell’Inps o attraverso i dati dei Comuni.

Altre regole riguardano le condizioni di incompatibilità da parte del nucleo familiare per l’accesso alla misura: godimento della nuova prestazione di Assicurazione sociale per l’Impiego (NASpI), l’Assegno di disoccupazione (Asdi), o altro ammortizzatore sociale con riferimento agli strumenti di sostegno al reddito in caso di disoccupazione involontaria. È inoltre incompatibile la fruizione del Sia (Sostegno per l’inclusione attiva) da parte del nucleo familiare beneficiario. Nel caso in cui alcuni componenti il nucleo familiare usufruiscano di altri trattamenti economici, anche fiscalmente esenti, di natura previdenziale, assistenziale e indennitaria, per poter accedere al Res il valore massimo di tali trattamenti non potrà superare i 600 euro mensili.

Il reddito di solidarietà dura al massimo un anno; per poterne farne nuovamente richiesta, dovranno passare almeno 6 mesi.

 

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