Parliamoci chiaro: il Paese sopravvive solo se sopravvive il segmento produttivo, l’occupazione che crea fatturato, consumo, il reddito da lavoro vero e non da divano. Se riparte la fiducia nella domanda, se la gente ritrova la serenità e smette di risparmiare per paura del futuro, se si spezza la trappola della liquidità a favore degli investimenti e dell’intrapresa. È questo mondo che va ascoltato, sostenuto e agevolato, non quello dell’apparato di Stato che ci vive sopra. È il mondo che alza la serranda di bottega e ci lavora dentro che va salvato dall’inferno che arriva con l’inverno, fisco, fondo perduto, pagamento dei fornitori della Pubblica amministrazione, credito subito e agevolato, burocrazia zero sul serio e non a chiacchiere.
È questa la voce che il centrodestra deve raccogliere in un unico manifesto di salvezza generale da portare al Quirinale, per chiedere un Governo diverso con una maggioranza diversa dalla sola sinistra e peggio che mai grillina, una voce unica intorno alla quale puntare i piedi e tenere duro per salvare l’Italia e il futuro di tutti, apparato statale compreso. Perché sia chiaro: senza privato il futuro è negato pure all’apparato. C’è troppo silenzio, troppa accettazione. È come se fossimo un Paese senza opposizione. Alla faccia della democrazia, del pluralismo, della libertà, delle garanzie e della Costituzione.
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