La chiesa Arcipretale di Bondeno

mercoledì 13 ottobre 2021 ore 17

Biblioteca Ariostea Via delle Scienze, 17 Ferrara

Presentazione del libro di Edmo Mori curato da Silvia Accorsi e Daniele Biancardi

Guida alla contemplazione delle bellezza
Gruppo Editoriale LUMI, 2021

Presentano Silvia Accorsi e Daniele Biancardi

Un volume dedicato ai passaggi storici e architettonici più importanti della chiesa arcipretale di Bondeno dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria. Attraverso la citazione dei documenti d’archivio, l’autore Edmo Mori dispiega le fasi della costruzione del tempio, dalle sue origini poste intorno al 1114 passando per la nuova edificazione del XV secolo fino ai più recenti interventi di restauro, resi necessari dopo il sisma del 2012. La prima parte, di carattere storico, lascia il posto a una seconda sezione, nella quale la chiesa viene osservata da una lente d’ingrandimento altrettanto attenta: l’esterno e l’interno dell’edificio sono ritratti nelle parole dell’autore e attraverso le immagini fotografiche talora evidenziando inconsuete prospettive. Un percorso che funge quindi da valido strumento conoscitivo della chiesa e delle opere in essa contenute, consultabile come supporto anche dall’accezione turistica. Una piccola guida storico-artistica, ma prima di tutto orientamento alla storia di fede della comunità di Bondeno.

La Gerusalemme bolognese

terrasanta

Invito conferenza stampa di presentazione del volume

In viaggio verso la Terrasanta. La basilica di Santo Stefano in Bologna

di Beatrice Borghi

Venerdì 19 novembre 2010, ore 11.30

Basilica di Santo Stefano – Bologna

Ne discuteranno con l’autrice:

Rolando Dondarini, storico, Università di Bologna

Roberto Mugavero, editore, Direttore della Minerva Edizioni

Dom Ildefonso Chessa, per il monastero e la basilica di Santo Stefano

NUOVE CONOSCENZE E IPOTESI SULLE ORIGINI

E LA STORIA DELLA “GERUSALEMME BOLOGNESE”

Sul complesso di Santo Stefano si è scritto in ogni secolo e ancora si scriverà. Fondamenta, muri, iscrizioni, capitelli, trasformazioni, aggiunte architettoniche e ampliamenti sono stati analizzati e interpretati da archeologi, storici, da credenti e non, nel tentativo di fornire nuovi approdi e di dare alcune risposte ai numerosi enigni irrisolti. Il filo che ci conduce nell’interno di questo scrigno di pietra sembra talvolta lambire realtà e certezze, ma molte incognite permangono e il prezioso tesoro custodito da quelle mura ci appare ancora avvolto da un velo che lascia ampie zone di oscurità.

Da dove iniziare per trovare le tracce del primo nucleo che gemmò un susseguirsi di chiese, cappelle, cripte e chiostri? Dal richiamo alla divinità egizia Iside? Dal vescovo Petronio? Dai primi crociati di ritorno dalla Terrasanta? E quale pensiero del fondatore si cela dietro il mirabile simbolismo che avvolge la basilica e il monastero?

Lo stesso nome dato ai vari edifici ci induce a riflessioni che sono ancora oggetto di indagine: perché a questo monumento venne dato il nome del protomartire Stefano quando all’interno di esso i riferimenti al santo sono molto rari, e perché attualmente nessuna delle chiese che compongono il complesso è a lui dedicata?

A oltre vent’anni dal volume 7 Chiese & 7 Colonne, questa nuova opera offre non solo lo stato dell’arte su quanto disponiamo per poter scorgere qualche luce nelle origini oscure e lontane del grande monastero stefaniano, ma consente di proiettarsi verso nuove indagini dopo aver fornito un nuovo significativo apporto di conoscenze.

Sul piano metodologico uno dei pregi del presente lavoro è quello di aver tenuto ben distinti ipotesi e certezze, apparato leggendario e tradizione, dalle acquisizioni reali. D’altronde tale distinzione non ha impedito una compenetrazione tra ciò che è documentato e ciò che è tramandato né la formulazione di ipotesi desunte da tale convergenza. Al lettore si offre quindi un triplice piano di lettura: quello delle conoscenze accertate, quello delle notizie tramandate e presunte e infine quello ipotetico che integra le due sorgenti.

L’impresa dell’autrice ha trovato rispondenza nella pregevole cura editoriale con cui la Minerva ha prodotto questo volume, che per le sue doti di contenuto e per la sua ricca e accuratissima iconografia, rimarrà tra le opere più importanti che siano mai state scritte per il grande monastero bolognese.

Collezione Maramotti

sidibeLa Collezione Maramotti prosegue la propria attività espositiva con la mostra del fotografo Malick Sidibé, una selezione di oltre cinquanta fotografie, perlopiù inedite, realizzate fra gli anni Sessanta e Settanta a Bamako, immagini che hanno reso famoso Sidibé nel mondo: le feste e i ritratti in studio, foto che raccontano un lungo periodo della storia del Mali. Fotografie che rivelano tutta la magia e l’entusiasmo della vita a Bamako in quegli anni, quando la voglia di stare insieme, di essere dentro il corso della storia sembrava un imperativo. La mostra è completata da una selezione di chemises tratte dai suoi archivi che documentano il suo processo di lavoro.
Il fotografo sarà presente in mostra il 9 maggio, per incontrare i visitatori e realizzare alcuni scatti agli intervenuti.
In occasione della mostra è stato realizzato un volume, a cura di Laura Serani e Laura Incardona, edito da Silvana Editoriale. Vedi dettagli

Dopo il progetto di Margherita Manzelli (visibile fino al 2 maggio), la Pattern Room accoglierà il progetto di Jacob Kassay, artista ventiseienne con base a New York.?Il suo lavoro, di forte impronta concettuale, unisce una processualità minimalista ad una profonda conoscenza della tecnica fotografica che traspone nella pratica della pittura. Il suo progetto per la Collezione Maramotti consta di dieci nuove opere allestite nello spazio come una grande installazione. Le tele, dopo un trattamento di placcatura in argento, si presentano come tavole riflettenti che accolgono le presenze fantasmatiche della pittura sottostante e permutano costantemente, in dialogo con la luce e le silhouettes di oggetti e corpi nello spazio circostante.
Il catalogo che accompagna la mostra accoglie un contributo critico di Mario Diacono ed è pubblicato da Gli Ori. Vedi dettagli

Recentissima la pubblicazione del libro di Mario Diacono Iconography and Archetypes. The Form of Painting 1985-1994, edito da Silvana Editoriale in collaborazione con la Collezione Maramotti.
Il volume raccoglie gli scritti che hanno accompagnato le mostre tenute nelle sue gallerie di Boston e New York dal 1985 al 1994. I testi critici si riferiscono a oltre trenta artisti, americani, italiani e tedeschi che la Collezione Maramotti propone come alternativa all’editazione di un catalogo ”tradizionale” per la collezione permanente: molti dei saggi infatti afferiscono ad opere acquisite dal collezionista ed esposte negli spazi espositivi. Il volume, in lingua inglese, è acquistabile nelle librerie o online sul sito di Silvana Editoriale. Vedi dettagli

Info:?
Collezione Maramotti ?
Via Fratelli Cervi 66?
42124 Reggio Emilia?
tel. 0522 382484
info@collezionemaramotti.org
http://www.collezionemaramotti.org

L'Archiginnasio

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COMITATO PER BOLOGNA STORICA E ARTISTICA
Strada Maggiore 71 – 40125 Bologna – Tel/Fax 051-347764

VENERDI’ 23 Aprile 2010, ore 17.00
Valeria Roncuzzi parlerà del volume, “L’Archiginnasio di Bologna. Un palazzo per gli studi”
(Minerva Edizioni, 2010)

Il volume propone una lettura storico-artistica dell’edificio, riprendendo e applicando anche al palazzo bolognese studi generali sull’iconologia e sulla trattatistica cinquecentesca in ambito architettonico ed emblematico.

Poiché il palazzo dell’Archiginnasio è, come le Due Torri, uno dei simboli della città, una delle testimonianze più rappresentative della storia di Bologna e della sua fama internazionale come Alma mater studiorum, si constata come la sede dell’antico Studio sia monumento ricco di espressioni artistiche e insieme palinsesto di iscrizioni, memorie, stemmi araldici e policromi ritratti di uomini di scienza d’ogni tempo e paese, che riassumono ed esemplificano le diverse vicende dell’insegnamento che vi si teneva. Tutte le raffigurazioni e i motti, ricorrenti sulle pareti, le arcate, i loggiati e gli angoli più reconditi dell’edificio dedicato alla Sapienza, esprimono l’ammirazione per i portatori del sapere, imprimendo un carattere fortemente allegorico all’intero palazzo, la cui architettura è anch’essa carica di significati, nei quali si fondono messaggi di antiche conoscenze e istanze religiose controriformistiche.

Il contrasto fra l’esterno e l’interno, dove forme architettoniche cinquecentesche, ampie e solenni, si coniugano con la magniloquenza di un apparato decorativo barocco espresso grazie a un lessico celebrativo, che fa rivivere ancor oggi i fasti della più antica università del mondo.

Sanate le ferite inferte del terribile bombardamento nella seconda guerra mondiale grazie a un sollecito restauro, continuato ancor oggi soprattutto nei suoi apparati decorativi, l’edificio ci consente, dopo cinque secoli e tanto rinnovarsi di scienza e di cultura, di ammirarlo e viverlo ancora con pienezza proprio grazie alla sua destinazione a sede di biblioteca, che lo riconferma così luogo sacro alla cultura.

Conferenza illustrata da diapositive

Ingresso libero

La stazione di Bologna

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Giovedì 22 Aprile 2010 – ore 16,30
Alla Famèja Bulgnèisa – Via Barberia, 11, Bologna

Marco Poli
presenta il libro di Renzo Pocaterra

La stazione di Bologna
Un viaggio lungo un secolo e mezzo

Raccontare la storia della stazione di Bologna significa rivivere un secolo e mezzo di vicende bolognesi e non solo: dal folle gesto di un fuochista (1893) che ispirò la celebre canzone di Guccini La locomotiva alla costruzione della Direttissima Firenze-Bologna (1934) che unì definitivamente un paese tagliato in due dalla dorsale appenninica. Significa riscoprire la stazione attraverso gli scritti di importanti autori come Carducci, Bacchelli, Bassani, Panzini e lo sguardo di maestri come Garzia Fioresi e Dino Boschi. In tempi più recenti, il doloroso ricordo della strage del 2 agosto 1980 che, mettendo brutalmente in evidenza le limitazioni della struttura, portò al concorso di idee per la costruzione di una nuova
stazione che possa affrontare le sfide del terzo millennio.

Moana casta diva

mostra e libro
mostra e libro

Dal 23 gennaio al 27 marzo 2010, presso la galleria d’arte Contemporary Concept, in via san Giorgio 3, a Bolognala mostra Moana – Casta Diva, di Gianfranco Salis, prima esposizione fotografica di taglio artistico dedicata a Moana Pozzi.

La mostra, curata da Valerio Dehò, presenta ventidue fotografie di posa a figura intera realizzate tra il 1988 e il 1990. Gli scatti, di cui quindici del tutto inediti, immortalano uno dei personaggi italiani più controversi e affascinanti degli ultimi decenni mostrando con raffinatezza e gusto non solo la rara bellezza di una donna ma anche la sua spiccata personalità e il suo carisma.

Gianfranco Salis è un fotografo ritrattista di soggetti femminili che nel corso degli anni Ottanta ha immortalato alcune delle più belle donne del cinema, della moda e della nobiltà romana, tra cui Margaux Hemingway, Sofia Loren, Laura Morante, Anna Galiena e molte altre.

Il primo incontro con Moana Pozzi avviene nel 1988 su espressa richiesta dell’attrice. In questo periodo il fotografo, conclusa la lunga serie di ritratti a tre quarti che lo ha reso famoso, decide di dedicarsi allo studio della figura intera, del corpo nella sua totalità, e da questo studio nascono le tre serie su Moana esposte presso Contemporary Concept, galleria bolognese che si distingue per innovazione e qualità delle proprie produzioni.

Il secondo incontro risale al 1989, quando Moana chiede al fotografo di ritrarla in uno splendido vestito da sera rosso, da lei particolarmente amato. L’ultimo shooting è del 1990, pochi anni prima della prematura morte della donna.

Fonte: mentelocale.it

Carlo Grossi: un secolo di storia finalese

Viene presentato domenica 20 settembre alle ore 17.00 nella sala consiliare il volume "Carlo Grossi
Una vita lunga un secolo", curato dalla nipote Lucilla Grossi.
Primo sindaco socialista agli inizi del ‘900, Carlo Grossi può essere definito un uomo esemplare:
come amministratore comunale nelle vesti di consigliere e poi sindaco; come insegnante e poi
preside di quel Liceo scientifico che lo vide nascere con pochi studenti ma che, grazie alla sua
tenacia, da comunale divenne statale e oggi vanta oltre 600 studenti; ma anche come marito, padre e
poi nonno.
Ed è proprio una nipote, Lucilla Grossi, laureata alla Bocconi a Milano dove ha vissuto quasi
quarant’anni come manager nel settore della moda, la dimostrazione di quanto Carlo fosse un nonno
speciale: è stata lei a dedicare quasi un anno di lavoro per raccogliere documenti, poesie, lettere, atti
amministrativi per dare un profilo di questo uomo straordinario e rendere pubblica la sua storia
proprio nell’anno del Millennio di Finale Emilia.
È lei a ricordarlo quando, bambina, prendeva il trenino locale che da Massa potava a Finale Emilia
e accompagnava il nonno, con la sua inseparabile borsa di pelle, nel suo ufficio di preside. Era
un’esperienza emozionante e comprensibilmente indimenticabile.
Già allievo del Carducci e del Pascoli, Carlo Grossi ha scritto centinaia di poesie, una passione che
ha mantenuto fino alla fine, avvenuta durante il sonno: ha lasciato la sua amata terra così come ha
vissuto, con tanta serenità e armonia interiore. Tra i suoi versi, uno scritto del 1965: Amo la poesia
fatta di niente / Un poco d’aria chiusa dentro un velo / diafano, ogni color vi svaria e sfuma /
secondo che lo guardi. E tu ci vedi / quel che vuole il tuo cuor in quel momento. / Il mondo in una
bolla di sapone. Nei suoi scritti, come nella sua vita, è sempre presente una bella vena umoristica,
un senso di leggerezza necessario per dire che la vita va anche presa come viene, senza farne un
dramma.
Era un grande appassionato di musica classica e lirica, che conosceva alla perfezione. Si dilettava a
dipingere sempre con grande passione, pur avendo la consapevolezza di non essere un grande
pittore. Si può dire che la sua vita sia stata accompagnata da un forte senso della bellezza, nelle arti,
nella letteratura, come pure da uno spiccato spirito di servizio per il suo paese e la sua patria.
I suoi ex allievi – ai tempi di quando era preside e che a Finale hanno poi ricoperto incarichi di
amministratori e sindaci – dicono di lui che era un raro esempio, per quei tempi, di autorevolezza;
mai autoritario ma molto autorevole, si rivolgeva a loro in dialetto, usando un linguaggio diretto,
che non lasciava spazio ad equivoci.
Nel libro compaiono contributi preziosi e importanti: quello di Mario Pazzaglia, uno dei padri
storici della storia della letteratura (numerose sono le generazioni che si sono formate sui suioi
testi); di Marco Cattini, docente di Storia Economica alla Bocconi di Milano; Mariagiulia Sandonà,
esperta di archivistica, nonché attiva collaboratrice sulle attività didattiche e sui laboratori rivolti
alle scuole; Cristina Rossi, allieva del Pazzaglia, e già docente di Lettere al "Calvi" e al "Morandi";
Itala Arletti, insegnante di Artistica e ideatrice e coordinatrice del Club delle Arti. Importante il
contributo di Antonietta Furini, responsabile della Biblioteca e dell’Archivio storico, che ha svolto
un paziente e professionale ricerca dei documenti utili alla pubblicazione.
Ricordarlo – come Lucilla, gli studiosi coinvolti e il Comune di Finale Emilia hanno voluto fare – è
molto più di un atto celebrativo. Le nuove generazioni, ma anche gli adulti, hanno bisogno di avere
come riferimento figure di alto profilo come quella di Carlo Grossi, un uomo capace di grande
rispetto, delle persone come delle istituzioni. Era tanto la sua onestà morale che, pur essendo nota la
sua militanza socialista, durante il ventennio non fu mai perseguitato dai fascisti.