Quest’anno ricorre il 135° della Ferrovia Suzzara-Ferrara … ogni tanto ne parleremo: nell’immagine del 1950 il treno degli studenti appena partito dalla stazione di Bondeno … la locomotiva è la “24” e faceva parte della serie “Poeti”, era intitolata a “Petrarca”. Sullo sfondo l’imponente struttura del “silos granario” quando il Consorzio Agrario era ancora in piena efficienza.
Fino alla metà degli anni ’30 nel centro abitato di Burana era presente solo qualche edificio, come la chiesa, le scuole, il cinema e qualche bottega, tutti posti solo sul lato occidentale della strada “Virgiliana”, mentre il lato opposto era costeggiato per tutta la sua lunghezza da una alta, folta e invalicabile siepe spinosa, a margine di un grosso fossato di confine che ricordava solo vagamente essere stato l’antico corso del canale Bondiolo. Anche in quegli anni fra le due guerre il nostro paese era dedito prettamente all’attività agricola, a quei tempi però ancora sprovvista di macchinari motorizzati e quindi il paese era abitato in grande prevalenza da braccianti e scariolanti appartenenti all’area socialista e in seguito comunista, politicamente guidati da Luigi Bagnolati e in seguito da Spero Ghedini. Come ci racconta l’emerito buranese, il comandante Edmo Mori nei suoi scritti, “l’alto numero di militanti della sinistra e la tenacia con la quale gli stessi hanno lottato per rivendicare i propri diritti” nei confronti del potere fascista dominante in quel tempo, “ha fatto si che la frazione assumesse il nome di ‘Piccola Russia’ e potrebbe essere stato proprio questo il motivo principale per il quale la Federazione del Partito Nazionale Fascista, all’inizio del 1936”, decretò che proprio qui doveva essere costruita una Casa del Fascio che sarebbe rimasta l’unica struttura di questo tipo realizzata ex novo nell’ambito del nostro Comune. L’area destinata alla nuova costruzione fu identificata proprio sul lato orientale della strada e ne rappresentò quindi il primo insediamento su quel lato, posto sul terreno della grande proprietà Zanluca che apparteneva al Comune di Bondeno con destinazione perpetua dei suoi benefici economici alla Casa di Riposo Bottazzi, per il lascito dell’ultima proprietaria Caterina Vandelli, vedova Bolognesi. L’appalto dei lavori fu affidato alla ditta edile locale di Remo Polastri. Al termine dei lavori la nuova struttura chiamata “Casa Littoria” come si evince in una foto dalla scritta posta sul frontone centrale. Fu adibita sia a sede della Segreteria del Fascio ma anche a uffici di Posta e del Sindacato, a bar ed era presente anche una grande sala polifunzionale con palco, per le riunioni, il ballo e le recite. Questo edificio nel tempo assunse anche funzioni diverse, come quando divenne sede delle scuole elementari perchè le scuole del paese furono straordinariamente adibite all’accoglienza degli sfollati provenienti soprattutto da Pescara e dopo l’8 settembre del 1943 quando divenne sede di un distaccamento di militari tedeschi adibiti alla segnalazione e al controllo delle truppe in transito sulla strada che collegava Bondeno a San Benedetto Po. Sul finire della guerra, i tedeschi in ritirata fecero saltare in aria con potenti cariche esplosive, oltre al ponte sul canale, anche alcuni grossi mezzi militari nel cortile e sotto il terrazzo della Casa del Fascio, danneggiando seriamente l’immobile, ma dopo la Liberazione, i giovani buranesi, ritornati in paese, si rimboccarono le maniche per poter trasformare questa struttura nella nuova Casa del Popolo, in quanto la prima posizionata in alcuni ambienti del vecchio Borgo Ribolo, sul lato destro del canale, era andata obbligatoriamente demolita negli anni ’20 per i lavori di allargamento degli argini del canale stesso. L’entusiasmo di quei giorni per la ritrovata libertà fece si che in poche settimane furono rimosse le macerie e ristrutturati gli ambienti. La gestione del ricostruito caffè fu affidata ad un dinamico gruppo di giovani (come si vede nella foto) comprendente Tonino Pareschi (reduce dalla Germania) e dalle due mature ragazze, coraggiose staffette partigiane, Nerina Garosi ed Elsa Gavioli, mentre la sistemazione della grande sala da ballo venne gestito dal “Tudesch”, Adolfo Dondi che contribuì a farla diventare uno dei più importanti ritrovi per feste da ballo di tutto il territorio con il nome di “Metropolitan”. Trovarono posto anche gli Uffici del C.L.N. e della Camera del Lavoro, oltre al primo spaccio di generi alimentari della neonata Cooperativa di Consumo, con gestione affidata a Secondo Zecchi e Antonio Bonfiglioli e in seguito a Elio Dondi e Giuliano Benassi, sempre in questa rivendita fece le prime esperienze di garzone il compianto Giuseppe Bagnolati(Pesce). Sulla torre della nuova Casa del Popolo, come i più anziani mi hanno ricordato, fu posto un alto pennone con l’alzabandiera, dal quale sventolava non certo il Tricolore come adesso, bensì un’enorme bandiera rossa con falce e martello. La struttura era accatastata fra i beni del demanio e anche a seguito delle molteplici sollecitazioni di quelli che non vedevano di buon occhio che questa fosse nelle piene ed esclusiva disponibilità dei militanti della sinistra, nel gennaio del 1955 il paese fu invaso in forze per alcuni giorni dalle camionette della Celere che alla fine, dopo la breve ma tenace resistenza dei buranesi, fu sgombrata dagli occupanti. Come si sa l’anno seguente iniziò la costruzione dell’attuale Casa del Popolo. Rimase poi in disuso fino alla metà degli anni ’60, dopodichè l’ex Casa del Fascio, ex Casa del Popolo divenne la caserma dei carabinieri, avendo qui accorpato le stazioni di Pilastri e Stellata e a nulla valsero le accorate richieste fatte al Prefetto dal parroco locale Don Enzo Beccati (vedi lettera di diniego pubblicata) che chiedeva alcuni ambienti da destinare alle attività giovanili della parrocchia.
Il primo comandante dei carabinieri di Burana fu il mitico maresciallo Righi, bolognese ma di origini toscane, sul quale ci sarebbe da raccontarne tante di cose simpatiche ed amene, dati i suoi bonari e singolari atteggiamenti specie alla guida della sua indimenticata “giardinetta” verde oliva, non meno spassose le “gesta” dei suoi due storici carabinieri Domenico e Greco. Al comando della Stazione seguì il simpaticissimo siciliano Giuseppe Marrone con il quale nell’ambito dei festeggiamenti della Sagra Paesana dei primi anni ’80, si celebrava la messa da campo allestendo l’altare proprio davanti la caserma (vedi foto) per celebrare la concomitante Festa dell’Arma. Si susseguirono poi i marescialli Gerardo Verona, trasferito poi a Venezia e Valter Bartolini che assunse poi lo stesso grado e funzione nella Gendarmeria della Repubblica di San Marino. Da poco tempo è subentrato alla stazione di Burana il padovano maresciallo Lecca Francesco che nel 2021 ha preso il posto del maresciallo, il romano Stefano Cardinali che dopo ben 30 anni di servizio nella nostra frazione, ha pensato bene di diventarne anche compaesano, scegliendo di risiedervi dopo essersi congedato per il meritato pensionamento. Da rilevare che sono molti di più di quel che si pensa, i carabinieri assegnati alla nostra stazione che si sono fidanzati e poi sposati con ragazze buranesi, compreso il figlio del maresciallo Righi, il dottor Mauro e tanti altri.
E’ vero, è una realtà comune a tutti, ma non solo ai piccoli paesi anche alle città medie e alle città grandi e alle metropoli e alle intere nazioni. Non ha nulla a che fare con la ristrettezza e la chiusura di una piccola comunità è una forma mentale dell’essere umano in quanto tale ed è anche una delle sue tipiche contraddizioni irrazionali.
Da un lato cerca la “protezione” di un gruppo omogeneo e compatto nel quale identificarsi, una reazione spontanea e forse atavica, e il gruppo può essere il paese, ma anche l’intera città o il rione dentro la città, o la nascita, la lingua, il condividere ricordi che escludano qualcuno facendo sentire sé stessi alfieri di un qualcosa di più antico e profondo e quindi implicitamente più buono e giusto.
Ma dall’altro tutti vogliono trasgredire, a tutti va stretta questa dimensione, a tutti quelli che non riescono ad avere all’interno del gruppo una posizione dominante e pure agli stessi leader, anzi a maggior ragione.
Perché in verità non c’è nessuna forma di protezione all’interno del gruppo, anzi, si è bersagli. Perché in mancanza di un nemico più importante, e di veri nemici non ce ne sono in genere, perlomeno non qui e non ora, la lotta tra “buoni e cattivi” divampa all’interno del gruppo stesso, che alimenta invidie, gelosie, giudizi e punizioni che non sono mai giusti ma solo lo sfogo delle frustrazioni personali ed inconsce dei membri più influenti dei gruppi stessi.
Radio Alto Ferrarese, che operò a Bondeno dal 1979 al 1981; cogliamo l’occasione per una breve illustrazione del fenomeno delle radio libere a Bondeno.
La liberalizzazione dell’etere avvenne nel 1975 e, immediatamente nacque Radio Bondeno, in via Carmine con un mobiliere come sponsor e un gruppo di ragazzi, coordinati da Arveda e Cavallini, come collaboratori. Direi che l’entusiasmo era quello che caratterizzava questa prima esperienza. Le scelte successive cercavano, se mi è permessa questa interpretazione, di crescere su due versanti, non necessariamente contrapposti, l’economico e il culturale. Nacquero così, pressocché contemporaneamente, Radio Hockey e Radio Alto Ferrarese. Della prima non posso dire molto, tranne che erano nostri concorrenti diretti, visto che io e altri fummo tra i fondatori della seconda. Nelle nostre intenzioni la radio doveva essere un mezzo democratico e dal basso per scambiare opinioni e riflessioni (più o meno come questo Bondeno.com, insomma), ma anche un’occasione di divertimento nel cimentarsi con un mezzo tecnico relativamente nuovo. Potrà sembrare strano oggi, ma avevamo la radio e non il telefono (che fece poi la fortuna di tante trasmissioni anche televisive), non per nostra scelta, ma perché all’epoca mancavano le linee telefoniche e bisognava aspettare che qualcuno rinunciasse al suo per averlo! Quando arrivò, nella seconda sede di Via Fermi, era già troppo tardi: la radio aveva cambiato conduttori ed indirizzo e si avviava ormai verso la liquidazione. La prima sede, per chi non lo sapesse, era in via De Amicis 7: si entrava da quella galleria che, proprio in questi giorni, è stata demolita dalle ruspe…segno dei tempi?
In seguito fu fatta una legge che consentiva di trasmettere solo a Radio con ben altri capitali dei nostri (un po’ quello che sta succedendo con Internet) e, per quel che mi risulta, negli anni ’90 Lorenzo Guandalini mise in piedi Rete Radio, sempre qui a Bondeno, ma facente parte di un network per cui, in pratica, raccoglieva pubblicità, anche se qualche trasmissione locale veniva fatta. Ad ogni modo, come già detto, queste notizie si basano su ricordi personali, per cui invito tutti quelli che volessero integrarle ad usare lo spazio su Facebook:
Questa emittente iniziò le trasmissioni, sui 92,9 e 98 Mhz, a Bondeno, in Via De Amicis 7, il 14 ottobre 1979 e le concluse il 31 gennaio 1981 , coinvolgendo, nella sua conduzione, una cinquantina circa di persone. La ricordo qui per la sua unicità, che considero tuttora insuperata (a cominciare dal logo, che vedete sullo sfondo, opera dell’Arch. Carlo Polastri, realizzato prima di quello della RAI).
All’insegna di “niente dediche, liscio e musica da discoteca” si poneva, come al solito, contro corrente rispetto alle radio commerciali tradizionali, con le caratteristiche che la nuova legge sull’emittenza assegnava alle radio strettamente locali, ricavando ovviamente lo stretto necessario per la sopravvivenza (pagando anche tutte le tasse e imposte!).
Per un doveroso ringraziamento a quanti prestarono gratuitamente la loro opera, riporto il palinsesto al 10-3-1980, scusandomi per involontarie omissioni:
ore 14-15 LA PULCE AL LACCIO , improvvisazioni e musica a cura di
Barbara Vassalli, Carla Scapinelli, Stefano Gamberini, Rita Guandalini, Manuela Saletti, Cosetta Campagnoli, Antonella Bonifazzi, Carlo Guandalini.
ore 15-16 IL BARONE FOLLE musica leggera a cura di
Antonio Martinozzi, Fabio Ferri
ore 16- 16:30 RUBRICHE a cura di
Botti (Sport); Paolo Giatti (Cinema e libri) Raffaele Alessandri e Pier Giorgio Cornacchini (TV); Carla Scapinelli e Barbara Vassalli (Turismo); Carlo Polastri e Cristina Marchetti (Teatro).
ore 16:30-17 RUBRICHE a cura di
Carlo Torri, Francesco Mattioli, Mauro Mestieri (Musica); IL GIGANTE NANO (attualità e costume) a cura di Alberto Chierici, Erica Bellocchio, Luca Baldissara; LA SCIENZA IN TASCA a cura di Alessandro Zanetti, Stefano Masini, Roberto Boccafoglia; LA POMPA a cura di Cristina Guerzoni e Tiziana Baraldi.SONORO VARIABILE, a cura di Patrizia e Andrea Costa.
L’Amministrazione ha emanato misure straordinarie per il sostegno alle attivita di prossimità in locali con vetrina e microimprese artigiane ad impatto locale a seguito dell’emergenza da covid-19. Circa 100mila euro i fondi a disposizione.
Il bando è consultabile presso la sezione del sito web del comune ‘bandi vari‘.
Possono presentare richiesta per ottenere i contributi leseguenti due tipologie di attività:
1) imprese esercenti la propria attività di prossimità in locali aperti al pubblico con accesso e vetrine poste al piano terra. Sono esclusi i liberi professionisti iscritti in apposito albo, le banche, le attività finanziarie e assicurative, le farmacie (legge 2 aprile 1968, n. 475), i centri massaggi di benessere, le medie e le grandi strutture di vendita al dettaglio di cui all’art. 4, comma 1, lettere e) ed f) del D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 114 e s.m.i., le attività industriali;
2) microimprese artigiane in sede fissa regolarmente iscritte all’Albo delle Imprese Artigiane
Le domande devono essere presentate dal 5 al 25 novembre, termine ultimo.
Le informazioni biografiche certe sull’autore dello Zodiacus vitae sono molto scarse. Alcuni dati biografici possono essere desunti dallo stesso Zodiacus vitae. L’autore sarebbe vissuto a Roma durante il pontificato di Leone X (1513-1521), avrebbe visitato l’eremo di S. Silvestro sul monte Soratte e avrebbe letto il Libellus Aureus de lapide a vesica del medico Mariano Santo, stampato nel 1522; una sua composizione è contenuta nell’opera Parthenias liber in divae Mariae historiam di Marco Probo Mariano, pubblicata postuma a Napoli nel 1524[2]. Nel maggio 1535 era insegnante di lettere umane a Forlì[3], città facente parte dello stato pontificio. L’ultima data che ne testimonia l’esistenza in vita è quella del 26 ottobre 1537, allorché ricevette un compenso per le lezioni tenute a Forlì. Era sicuramente morto nel 1551, anno di stampa dei Dialogi duo de poetis suorum temporum di Lilio Gregorio Giraldi, nel quale si dà notizia che il cadavere di Marcello Stellato era stato riesumato e bruciato per empietà
fin qui Wikipedia , poi su Facebook oggi Marco Dondi annota:
A fine 800, ai limiti del centro abitato di Bondeno, fu modificato il corso del Canale di Burana per indirizzarlo verso la Botte Napoleonica, di conseguenza anche il ponte della Rana dalla posizione originale (si trovava circa di fronte ai cancelli dello zuccherificio) fu spostato in quella attuale per agevolare l’accesso da e verso il centro. A quel punto serviva anche una nuova strada che collegasse il centro con il ponte, questa ovviamente fu realizzata , ma per almeno una dozzina di anni restò senza nome, poi nel 1912 a seguito delle celebrazioni a Marcello Palingenio fu intitolata al poeta, che si credeva di origini bondenesi. Il nome restò fino al 1936, quando fu scelto di intitolarla a Vittorio Veneto. Chi era dunque il Marcello Palingenio che spesso appare nelle didascalie delle cartoline. In realtà si chiamava Marcello Stellato, ma nel suo poema filosofico per cui è diventato celebre “Zodiacus vitae” lui si firma in latino con il nome Marcellus Palingenius Stellatus, della sua vita si è sempre saputo poco e le cose meno certe sono sempre state le date ed i luoghi di nascita e di morte. Nel 1700 tale Jacopo Faccioli cominciò a diffondere la notizia che il Palingenio si chiamasse Pier Angelo Manzoli (o Manzolli) originario di Stellata e che il nome d’arte fosse l’anagramma di quello vero, la voce prese sempre più piede e così Bondeno pensò di aver ritrovato un suo figlio, perdipiù illustre. Ovviamente tutto quanto diffuso era privo della benchè minima documentazione. Ora tornando a studi recenti risulta che; a Stellata tra 500 e 600 non appare nessun Manzoli o Manzolli, l’anagramma del nome non è esatto, infine sembra che Marcello Stellato sia nato a Napoli ad inizio 1500 e deceduto a Cesena intorno al 1551. In conclusione il Faccioli ha raccontato un sacco di balle e i bondenesi per molto tempo ci hanno creduto (a corredo dell’articolo foto della sua collezione)
Ma le celebrazioni quest’anno non si limiteranno agli eventi in presenza, dal momento che sul sito web del Comune e sulla relativa pagina Facebook verranno caricati numerosi contributi audiovisivi. «In particolare – commenta soddisfatto il sindaco – i cittadini potranno visionare tre contributi del nostro storico locale Edmo Mori, che racconterà i fatti del 2 giugno, esaminerà il contesto socio-economico dell’epoca, e descriverà con immensa lucidità la società bondesana del secondo dopoguerra. Inoltre, sempre online verrà caricato il video sui valori della democrazia realizzato dal Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze in collaborazione con Spazio29/La Locomotiva. Si tratta di un prodotto in cui gli stessi giovani hanno curato tutte le fasi della produzione: dalla creazione della storia alla regia, passando per la recitazione. Il risultato – conclude Saletti – è un bel viaggio all’interno della storia e della democrazia. Per questo settantacinquesimo anniversario, cerchiamo quindi di dare a tutti i cittadini la possibilità di assistere alle celebrazioni, adottando formule sia tradizionali sia moderne».