La caserma di Burana

LA CASERMA DI BURANA.

Fino alla metà degli anni ’30 nel centro abitato di Burana era presente solo qualche edificio, come la chiesa, le scuole, il cinema e qualche bottega, tutti posti solo sul lato occidentale della strada “Virgiliana”, mentre il lato opposto era costeggiato per tutta la sua lunghezza da una alta, folta e invalicabile siepe spinosa, a margine di un grosso fossato di confine che ricordava solo vagamente essere stato l’antico corso del canale Bondiolo. Anche in quegli anni fra le due guerre il nostro paese era dedito prettamente all’attività agricola, a quei tempi però ancora sprovvista di macchinari motorizzati e quindi il paese era abitato in grande prevalenza da braccianti e scariolanti appartenenti all’area socialista e in seguito comunista, politicamente guidati da Luigi Bagnolati e in seguito da Spero Ghedini. Come ci racconta l’emerito buranese, il comandante Edmo Mori nei suoi scritti, “l’alto numero di militanti della sinistra e la tenacia con la quale gli stessi hanno lottato per rivendicare i propri diritti” nei confronti del potere fascista dominante in quel tempo, “ha fatto si che la frazione assumesse il nome di ‘Piccola Russia’ e potrebbe essere stato proprio questo il motivo principale per il quale la Federazione del Partito Nazionale Fascista, all’inizio del 1936”, decretò che proprio qui doveva essere costruita una Casa del Fascio che sarebbe rimasta l’unica struttura di questo tipo realizzata ex novo nell’ambito del nostro Comune. L’area destinata alla nuova costruzione fu identificata proprio sul lato orientale della strada e ne rappresentò quindi il primo insediamento su quel lato, posto sul terreno della grande proprietà Zanluca che apparteneva al Comune di Bondeno con destinazione perpetua dei suoi benefici economici alla Casa di Riposo Bottazzi, per il lascito dell’ultima proprietaria Caterina Vandelli, vedova Bolognesi. L’appalto dei lavori fu affidato alla ditta edile locale di Remo Polastri. Al termine dei lavori la nuova struttura chiamata “Casa Littoria” come si evince in una foto dalla scritta posta sul frontone centrale. Fu adibita sia a sede della Segreteria del Fascio ma anche a uffici di Posta e del Sindacato, a bar ed era presente anche una grande sala polifunzionale con palco, per le riunioni, il ballo e le recite. Questo edificio nel tempo assunse anche funzioni diverse, come quando divenne sede delle scuole elementari perchè le scuole del paese furono straordinariamente adibite all’accoglienza degli sfollati provenienti soprattutto da Pescara e dopo l’8 settembre del 1943 quando divenne sede di un distaccamento di militari tedeschi adibiti alla segnalazione e al controllo delle truppe in transito sulla strada che collegava Bondeno a San Benedetto Po. Sul finire della guerra, i tedeschi in ritirata fecero saltare in aria con potenti cariche esplosive, oltre al ponte sul canale, anche alcuni grossi mezzi militari nel cortile e sotto il terrazzo della Casa del Fascio, danneggiando seriamente l’immobile, ma dopo la Liberazione, i giovani buranesi, ritornati in paese, si rimboccarono le maniche per poter trasformare questa struttura nella nuova Casa del Popolo, in quanto la prima posizionata in alcuni ambienti del vecchio Borgo Ribolo, sul lato destro del canale, era andata obbligatoriamente demolita negli anni ’20 per i lavori di allargamento degli argini del canale stesso. L’entusiasmo di quei giorni per la ritrovata libertà fece si che in poche settimane furono rimosse le macerie e ristrutturati gli ambienti. La gestione del ricostruito caffè fu affidata ad un dinamico gruppo di giovani (come si vede nella foto) comprendente Tonino Pareschi (reduce dalla Germania) e dalle due mature ragazze, coraggiose staffette partigiane, Nerina Garosi ed Elsa Gavioli, mentre la sistemazione della grande sala da ballo venne gestito dal “Tudesch”, Adolfo Dondi che contribuì a farla diventare uno dei più importanti ritrovi per feste da ballo di tutto il territorio con il nome di “Metropolitan”. Trovarono posto anche gli Uffici del C.L.N. e della Camera del Lavoro, oltre al primo spaccio di generi alimentari della neonata Cooperativa di Consumo, con gestione affidata a Secondo Zecchi e Antonio Bonfiglioli e in seguito a Elio Dondi e Giuliano Benassi, sempre in questa rivendita fece le prime esperienze di garzone il compianto Giuseppe Bagnolati(Pesce). Sulla torre della nuova Casa del Popolo, come i più anziani mi hanno ricordato, fu posto un alto pennone con l’alzabandiera, dal quale sventolava non certo il Tricolore come adesso, bensì un’enorme bandiera rossa con falce e martello. La struttura era accatastata fra i beni del demanio e anche a seguito delle molteplici sollecitazioni di quelli che non vedevano di buon occhio che questa fosse nelle piene ed esclusiva disponibilità dei militanti della sinistra, nel gennaio del 1955 il paese fu invaso in forze per alcuni giorni dalle camionette della Celere che alla fine, dopo la breve ma tenace resistenza dei buranesi, fu sgombrata dagli occupanti. Come si sa l’anno seguente iniziò la costruzione dell’attuale Casa del Popolo. Rimase poi in disuso fino alla metà degli anni ’60, dopodichè l’ex Casa del Fascio, ex Casa del Popolo divenne la caserma dei carabinieri, avendo qui accorpato le stazioni di Pilastri e Stellata e a nulla valsero le accorate richieste fatte al Prefetto dal parroco locale Don Enzo Beccati (vedi lettera di diniego pubblicata) che chiedeva alcuni ambienti da destinare alle attività giovanili della parrocchia.

Il primo comandante dei carabinieri di Burana fu il mitico maresciallo Righi, bolognese ma di origini toscane, sul quale ci sarebbe da raccontarne tante di cose simpatiche ed amene, dati i suoi bonari e singolari atteggiamenti specie alla guida della sua indimenticata “giardinetta” verde oliva, non meno spassose le “gesta” dei suoi due storici carabinieri Domenico e Greco. Al comando della Stazione seguì il simpaticissimo siciliano Giuseppe Marrone con il quale nell’ambito dei festeggiamenti della Sagra Paesana dei primi anni ’80, si celebrava la messa da campo allestendo l’altare proprio davanti la caserma (vedi foto) per celebrare la concomitante Festa dell’Arma. Si susseguirono poi i marescialli Gerardo Verona, trasferito poi a Venezia e Valter Bartolini che assunse poi lo stesso grado e funzione nella Gendarmeria della Repubblica di San Marino. Da poco tempo è subentrato alla stazione di Burana il padovano maresciallo Lecca Francesco che nel 2021 ha preso il posto del maresciallo, il romano Stefano Cardinali che dopo ben 30 anni di servizio nella nostra frazione, ha pensato bene di diventarne anche compaesano, scegliendo di risiedervi dopo essersi congedato per il meritato pensionamento. Da rilevare che sono molti di più di quel che si pensa, i carabinieri assegnati alla nostra stazione che si sono fidanzati e poi sposati con ragazze buranesi, compreso il figlio del maresciallo Righi, il dottor Mauro e tanti altri.

Lorenzo Berlato su Facebook di oggi

Autore: bondeno

redazione bondeno.com

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