Nella tradizione popolare a Bologna quando scende notevolmente la temperatura si dice che fa “un freddo del 32”. Molti ancora oggi pensano che il numero 32 sia stato lanciato per caso, a indicare un freddo agghiacciante, e che simboleggi una quantità indeterminata.
In realtà la tradizione di questo detto si appoggia a eventi realmente accaduti. Pochi sanno che in passato in Europa la situazione metereologica era tutt’altro che stabile, e i nostri antenati hanno assistito a delle notevoli escursioni termiche.
Per cinque secoli, dal Quattrocento all’Ottocento, nel nostro continente ci fu quella che venne chiamata “piccola era glaciale”.
Durante il XV secolo, in particolare, si registrarono le annate più fredde in assoluto. In Emilia, nell’inverno fra il 1431 e il 1432 il fiume Po gelò per oltre due mesi, sancendo uno degli inverni più freddi della storia. Qui compare per la prima volta il numero 32, quando questa stagione si inserì in una serie di inverni rigidi che durarono nel Nord Italia fino agli anni ’80 di quel secolo.
Non solo: nel 1490 si registrò l’inverno più rigido e lungo di Bologna. Il ghiaccio durò fino a primavera inoltrata, con temperature che sfioravano lo zero. Il 1’ giugno i cittadini bolognesi, attoniti, videro scendere ben 32 punti di neve (circa 90cm)..
Paralizzati per giorni dalla neve, i bolognesi hanno tramandato nei loro racconti l’inverno incredibile da loro vissuto e hanno fissato nella tradizione il numero 32 come immagine eloquente del grande freddo.
ATTENZIONE: Ovviamente sono spiegazioni di origine popolare, testimoniate da qualche vecchio scritto ma che non hanno una base scientifica
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