Esiste una correlazione tra le due improvvide decisioni. Per armarsi seguendo la volontà del padrone a stelle e strisce, proseguendo in una politica inesistente e servile, non occorre grande cultura. Per svolgere le mansioni assegnate – camerieri o addetti al catering, anche bellico- basta un’istruzione sommaria. Si può affermare che l’Italia investe sull’ignoranza dei suoi giovani, tenacemente perseguita da decenni di incuria, innumerevoli fallimentari riforme scolastiche e, soprattutto, di clamorosa indifferenza nei confronti della cultura, il più rilevante patrimonio immateriale della nostra nazione.
Viene in mente la lirica del ventenne Giacomo Leopardi all’Italia: “vedo le mura e gli archi e le colonne, ma la gloria non vedo”. Due secoli dopo, le vestigia sono nascoste dagli orrendi parallelepipedi del centri commerciali e i muri imbrattati da improbabili geroglifici, le prestazioni di sedicenti artisti di strada. La bruttezza ha conquistato il Bel Paese- ridotto a marca di formaggio – sulle ali di un’ignoranza soddisfatta di sé, segno di un popolo imbarbarito che ha sostituito il look alla bellezza trasmessa dai padri.
Per le giovani generazioni italiane- le ultime di un popolo in estinzione? – vediamo tre alternative. La prima riguarda il gregge: accettare la situazione e, all’italiana, cercare di trarne profitto personale. E’ la regola da otto secoli, da quando ci dividemmo tra Guelfi e Ghibellini per conto di stranieri. La seconda, triste ma inevitabile, è emigrare, riprendere in mano il proprio destino rompendo con una nazione morente, indifferente ai suoi figli, disinteressata a riprodurre se stessa e trasmettere i tesori ricevuti di civiltà, conoscenza, cultura, prosperità a generazioni capaci di ridar loro vita. La terza opzione è lottare, da posizioni di minoranza – estrema, incompresa, spesso ridicolizzata- per rendere testimonianza a chi ci sostituirà come abitatori di questa piccola penisola. Non tutti vollero cancellare l’Italia, la cultura, il suo popolo, la sua lingua, il suo specifico ruolo nel mondo. Non tutti investirono sulla fine, l’oblio e l’ignoranza. Forse a qualcuno interesserà, domani o dopodomani. Oggi, non resta che stringere i denti, non cedere allo scoraggiamento, non contribuire al deserto che avanza.
L’articolo Se l’Italia investe nell’ ignoranza proviene da Blondet & Friends.