Come tutti i siti di devozione dell’antichità, oratori, chiese, monasteri, “spedali”, capitelli, che erano situati all’incrocio di vie molto frequentate, spesso ai margini di corsi d’acqua che erano le autostrade del tempo, anche questo capitello votivo si trova a Borgo Scala, dove la via per Zerbinate si innesta sulla Virgiliana ai margini del canale di Burana. L’emerito storico A.Bottoni alla fine dell’800 ci tramanda: “Il capitello detto dei Prosperi, perchè fabbricato nel 1568 da lor nobil signori, sulla strada che volge a Stellata, in una loro proprietà, era ufficiato con messe in alcune occasioni dell’anno. Divenne anzi il punto fermo dove si fermavano le Rogazioni (che sono, nel cattolicesimo, preghiere e processioni propiziatorie ed hanno la finalità di attirare la benedizione divina sull’acqua, sul lavoro dell’uomo e sui frutti della terra). Le cronache ci dicono che in queste occasioni i processionari passavano il canale di Burana sul passo natante che allora faceva il servizio che compie oggi il ponte di San Giovanni (poi ci sarebbe stato il ponte della Rana ed ora proprio lì c’è il nuovo ponte dedicato a Don Marcello Vincenzi), tal passo che per quelle circostanze si trasportava di faccia al chiesolino dei Prosperi. Su di un muricciolo ergevasi allora un manufatto, sul quale era una campana che i parmensi portarono via con loro quando il duca Odoardo Farnese occupò Bondeno. Da quel tempo in poi (1643) quel capitello non fu più ufficiato. Presentemente esso è una bottega di commestibili, tuttavia le sue forme ne chiariscono anche oggi l’origine”. C’è da aggiungere che nel 1927 l’immagine sacra fu fatta restaurare da due benefattori locali, Luigi Guidoboni ed Antonio Lodi, come riporta la piccola lapide marmorea ben visibile sotto l’ancora bellissima sacra nicchia (AN. V =anno 5′ era fascista). C’è da ricordare poi che per quasi tutto il secolo scorso questa Madonnina del Capitello ha visto passare, nei mesi estivi ed autunnali, l’incessante transito delle barbabietole che venivano trasportate al vicino zuccherificio, prima con i barconi nel canale, poi con carri e birocci trainati da asini, buoi e cavalli sulla strada ghiaiata e nel dopoguerra dalle prime “carioche” e dagli strani “Morris”, residui bellici modificati all’uopo, infine da camion e trattori con relativi rimorchi sulla Virgiliana asfaltata nella seconda metà del secolo scorso.. I diversamente giovani ricorderanno bene quanto erano lunghe le code sulla strada dei mezzi destinati alla “zucariera”, prima che lo stabilimento approntasse il parcheggio interno. Tali code arrivavano e spesso con la nebbia molto pericolosamente, fino al detto Capitello, quindi a Borgo Scala e nel bel mezzo di una rotonda stradale, dove fino a qualche anno fa era attivo il Bar Capitello, c’era fin dagli anni ’30 l’Osteria Italo e Fedora. Per i trasportatori di bietole diretti o di ritorno dallo stabilimento saccarifero, su ordinazione qui si preparava un piatto di minestra, mentre pane ed affettato erano sempre pronti, dato che a fianco vi era anche la drogheria con la rivendita di “sali e tabacchi”. Nel retro il locale aveva anche lo spazio per il campo da bocce. In seguito assunse le caratteristiche di una vera e propria trattoria frequentata da operai e maestranze della nuova zona artigianale, ai quali si proponeva fra l’altro trippa, somarino con polenta e lepre in salmì. La drogheria chiuse nel 1982 ed anche il bar da qualche anno ha chiuso i battenti anche se sulla serranda è esposto uno speranzoso cartello “Affittasi”.

Lorenzo Berlato su FB