E la scuola?

Da quando hanno sposato la causa del Covid anche FB è diventato illeggibile, quindi preferisco pubblicare direttamente nei miei blog (anche se sono molto meno letti).

Sulla scuola è stato pubblicato un interessante articolo a seguito del congresso nazionale di Riconquistare l’Italia , https://riconquistarelitalia.it/, di cui vi riporto un estratto:

Il ruolo principale della scuola secondo le autorità europee non è più quello di trasmettere saperi “socratici” basati sul dialogo e sul senso critico ma, spiega la Commissione Europea, di “dare la priorità allo sviluppo delle competenze professionali e sociali, per un miglior adattamento dei lavoratori alle evoluzioni del mercato del lavoro”. Al Summit di Lisbona del 2000 si invocano le nuove competenze di base relative alle tecnologie dell’informazione, alla comunicazione nella lingua madre e nelle lingue straniere, a una cultura tecnologica, allo spirito d’impresa e alle attitudini sociali; ove si precisa che non si tratta di discipline come le abbiamo conosciute a scuola, bensì di “vasti domini di conoscenze e di competenze, tutti interdisciplinari”. Lo stesso documento chiarisce quali siano le competenze sociali (“fiducia in sé stessi, indipendenza, attitudine ad assumersi rischi”) e le competenze imprenditoriali (“capacità dell’individuo di superarsi nel campo professionale”, “attitudine a diversificare le attività d’impresa”, formazione permanente).

Poiché ciascun individuo è destinato a cambiare più volte la sua attività lavorativa nel corso dell’esistenza, la scuola non deve più pretendere di consegnare saperi, abilità e capacità definitive. Deve invece puntare sullo sviluppo di requisiti quali la capacità di apprendere, di scegliere, di cooperare, di risolvere problemi.

Il sistema dell’istruzione va allora disarticolato, privato del suo caratteristico impianto piramidale (nel quale ogni ciclo di studio aveva funzione propedeutica rispetto ai cicli successivi), per assumere una struttura modulare, fluida, finalizzata a favorire la crescita di autonomie individuali capaci di “riconversione professionale e di apertura alle evoluzioni dei saperi nel corso dell’intera vita” (Quadro di riferimento e linee guida della riforma, Luigi Berlinguer, 14 gennaio 1997): sembra di leggere un copia-incolla dai documenti della ERT e della Commissione Europea.

Nel precedente sistema nazionale di Istruzione Pubblica i singoli istituti scolastici erano articolazioni settoriali e locali che venivano dirette per discipline, contenuti e finalità dall’organismo centrale. La modernizzazione dell’Italia, condotta a tutto campo dal ceto politico della sinistra di governo, significa per la scuola la sostituzione di quel sistema con un modello in cui ogni singolo istituto scolastico progetta sé stesso.

Fino a quando è esistito il sistema della scuola pubblica nazionale, gli insegnanti venivano selezionati in base a titoli di studio uguali per tutti, diplomi con valore legale e concorsi nazionali. Dopo lo smantellamento del sistema pubblico, è evidente che se ogni istituto si dà un POF (Piano Offerta Formativa) si deve dotare degli insegnanti funzionali a quel POF: quindi ogni scuola pubblica si comporta come quelle private, dovendo reperire finanziamenti e scegliere insegnanti da proporre agli studenti-utenti.

Con la riforma i presidi diventano di colpo Dirigenti Scolastici: loro compito è quello di assicurare la gestione unitaria dell’istituzione, delle risorse strumentali e finanziarie e dei risultati del servizio. Ai DS vengono assegnati poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane, sono titolari delle relazioni sindacali, possono avvalersi di docenti da loro individuati a cui delegare specifici compiti. Viene assegnato loro anche “l’esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie”,(sic) mentre la scuola viene adeguata alle logiche di risparmio aziendale.

Secondo le intenzioni dei riformatori come Berlinguer, e di Confindustria che li sostiene, la scuola deve preparare ai voleri dell’impresa neoliberale educando alla sottomissione e all’accettazione dell’esistente”.

Lascio a voi i commenti…

Autore: bondeno

redazione bondeno.com

3 pensieri riguardo “E la scuola?”

  1. Da decenni è stata cancellata l’idea che possa esistere una società diversa, la consapevolezza di poter avere una scelta: i paramenti ideologici del potere sono diventati una divisa di ordinanza dalla quale non di può prescindere semplicemente perché si sono persi gli altri abiti. Al massino c’è qualche coccarda, qualche decoro che cambia da stagione a stagione, una variazione di colore ma niente di più. Del resto cosa si potremmo aspettarci dopo esserci bevuti proprio ogni cosa: che i diritti sociali e lo stato sociale erano erano nemici della competitività, che la democrazia era incompatibile con l’economia, che i licenziamenti erano necessari per il lavoro, che i diritti del lavoro erano l’anticamera della disoccupazione, insomma tutta questa merda prodotta degli asini da soma dei padroni del vapore, tenuta assieme da una squallida retorica dei sogni egomaniaco e del consumo.
    https://ilsimplicissimus2.com/2021/05/20/palestina-pandemia-menzogna-

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  2. Per puro caso apprendo che, il 27 aprile 2021 il Ministero dell’Istruzione ha presentato un “Piano estate” da attuarsi a partire dall’estate 2021 ed oltre. Un piano che apparentemente vede impegnate risorse importanti (circa 510 milioni di euro)

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