Come dicevi anche tu, dalle memorie su “BURANA 1861-2011” del comandante Edmo Mori(buranese doc), in riferimento alle scuole di Burana, leggo anche: “Il Comune di Bondeno, il 1’ottobre 1873, dopo appena un anno dalla Rotta del Po che aveva sommerso l’intero territorio occidentale comprendente Burana, Scortichino, Pilastri e Stellata, ha sottoposto all’esame del Consiglio il ‘Regolamento per le scuole’ ed il relatore, Gioacchino Napoleone Pepoli, nell’occasione si è così espresso: “Onorevoli Colleghi, nella relazione che la Giunta ebbe l’onore di sottoporvi intorno al bilancio preventivo del 1873, noi svolgemmo alcune considerazioni importantissime intorno all’istruzione elementare delle nostre scuole. …………. Infatti, o signori, come notammo nella relazione citata, meglio di 4000 fanciulli (!) rimangono estranei all’istruzione ………. Noi abbiamo però vivissima fiducia che non solo le nostre riforme non rimarranno sterili, ma che al Parlamento nella prossima discussione della legge nuova sull’istruzione elementare, il nome di Bondeno sarà ricordato con onore e plauso dai Rappresentanti d’Italia tutta, e sarà additato come modello agli altri comuni maggiori”. Mia battuta satirica: e da queste ultime parole ebbe fondamento la “Bondeno del capirissim”. Oltre, nel testo di Mori si legge: “Il regolamento, composto di 29 articoli, DOPO LE MODIFICHE APPORTATE dal Consiglio Comunale nella seduta del 21 settembre 1875 è stato approvato dal Consiglio Scolastico di Ferrara il 13 febbraio 1876”. Poi: “L’Amministrazione Comunale con la costruzione delle scuole di Burana, vigente la legge Casati, ha anticipato di due anni l’entrata in vigore della legge 15 luglio 1877(Legge Coppino) che ha sancito, per la prima volta in Italia, l’obbligo dell’istruzione elementare gratuita”. Inoltre ho trovato una chicca molto interessante nel lavoro svolto dalla maestra buranese Bellini Giannina con la sua classe elementare sulla storia del paese pubblicata in ciclostile una 40ina d’anni fa. Oltre alle notizie già ricordate sulle scuole di Burana, a tal riguardo afferma: ” I muri di questa scuola sono quasi tutti di mattoni vecchi, essendosi fatto uso pei medesimi del materiale che risultò dalla demolizione d’una casa Comunale abitata dal falegname Zaniboni”.
Lorenzo Berlato