La Prospera ducale

LA PROSPERA “DUCALE””…… per chi l’ha vista e per chi non c’era……”.Casualmente ho trovato una vecchia foto della grande corte della possessione Prospera e visto che ora non c’è più, ho pensato fosse giusto condividerla con “chi l’ha vista e con chi non c’era” perchè ora è diventata solo una storica “chimera”, canterebbeo gli 883. L’ultimo elemento a cedere è stato il grande fienile/stalla atterrato definitivamente dal sisma del 2012, ora è rimasta solo una brulla collinetta incolta. In origine questa grande tenuta era di 182 ettari e si trova tra Burana e Scortichino, ovvero incastonata fra l’argine destro del canale di Burana e la via comunale posta sull’antico Argine Cagnette ed è attraversata al centro dalla strada bianca comunale Piretta Rovere che in tempi antichi seguiva il corso del torrente Gavello, sulle alture delle cui sponde, dalla Prospera al Casino Suore, rimangono ancora evidenti testimonianze di insediamenti “romani”. Questa via divide il possedimento in due zone, quella in territorio di Scortichino presidiata da una grande e storica corte, ora Villa Prospera, che con la corposa ristrutturazione del post sisma ha ripreso nuova vita. In origine “casino di caccia” fatto edificare da Antonio Menafoglio, il più grande possidente terriero dell’epoca, insignito dal Duca Francesco III d’Este del titolo di Marchese dei feudi di S.Martino Spino, Gavello, Portovecchio ecc. ora è sontuosa location per matrimoni e cerimonie di alto livello. La parte a nord di Piretta Rovere è nel territorio della frazione di Burana ed era dominata dalla grande corte padronale che ora non c’è più e che si vede nella foto iniziale. In origine tutto il fondo si chiamava “PROSPERA DUCALE” ed era sotto il diretto dominio dell’Abazia di Nonantola. Nel 1532 venne acquistata dal conte Bartolomeo PROSPERI direttamente dal DUCA di Modena Ercole II d’Este per poi essere rivenduta nel 1658 a Felice Rangoni, passò poi nel 1659 a Francesco Corvini, gli eredi del quale nel 1682 rinunciarono al bene in favore del duca di Modena Rinaldo d’Este. Nel 1710 la tenuta insieme a quella vicinale del “Quaranta” fu acquisita con una permuta da certo Antonio Lucchini e in seguito dopo complicate vicende giudiziarie nel 1822 arrivò nelle proprietà del marchese Cesare Lucchesini per poi passare in successione ereditaria a Gaetano Giglioli jr. e fino al 1906 alla di lui figlia Luisa Giglioli De Zigno. La “Prospera” fu poi acquisita dal Cavalier Giuseppe Cavani, capostipite di un’importante famiglia padovana che in Veneto sposò la figlia di un Conte. Il di lui figlio ingegner Bruno, seppur molto attaccato e molto presente nella conduzione, cominciò a cedere importanti fette del fondo, in particolar modo il cuore dell’azienda, quella sotto Scortichino che venne acquistata dal signor Sergio Lenzi di Bondeno e tutt’ora condotta dai suoi eredi come “Villa Prospera”. Sempre nel secolo scorso anche il dottor Paolo Cavani e sorella né cedettero alcune rilevanti porzioni. Questi fondini sotto l’argine del canale di Burana, sono poi stati, negli ultimi decenni, di nuovo riuniti in un unica proprietà dalla soc. agr. “Agriberlato”. Qualche anno fa, i fratelli Cavani hanno ceduto la rimanente consistente porzione del fondo ad una importante società agricola confinante. Negli anni tra le “due guerre” la Prospera aveva una destinazione colturale per un terzo a prato e il restante a canapa, grano,barbabietole, cipolle, granturco e pomodori. Sul fondo abitavano ben 34 famiglie. Tra gli anni ’50 e ’60 furono impiantati diversi frutteti, 34 ettari di meleti e pereti. Oltre al grande fienile destinato alla lavorazione di erbe palustri c’erano anche quattro stalle che ospitavano buoi da lavoro e mucche da latte. Piccola curiosità, fino agli anni ’60 la zona non era ancora elettrificata e per far funzionare gli elettrodomestici e le mungitrici si doveva far ricorso alla forza motrice e a grosse batterie che si portavano a Burana nell’officina dei Chiarabelli per farle ricaricare. Sul fondo c’era anche una ghiacciaia; d’inverno gli operai andavano a prendere il ghiaccio formatosi nei maceri e lo portavano dentro la ghiacciaia dove rimaneva fino all’estate. Negli anni ’30 la proprietà decise di costruire, sul fondo in zona Chiaviche, un proprio caseificio, promuovendo poi una cooperativa con altri allevatori della zona per il conferimento del loro latte nello stesso caseificio. Anche questo caseificio riuscì ad usufruire dei fondi agricoli del post terremoto 2012 per la ricostruzione ed ora fa bella mostra di sè dall’incrocio per Gavello. Alcuni spunti li ho estratti dai ricordi di Vittorio Petocchi, storico “fattore” della Prospera dal 1922 al 1971, raccolti da E.Mori e l’ex sindaco B.Lodi in un loro libro. Il “fattore” Petocchi ricorda ampiamente le dure trattative con i rappresentanti degli operai che cercavano di ottenere sempre maggior manodopera per i lavoratori agricoli e menziona le delicate trattative con il capolega di Scortichino Fidalmo Romagnoli subentrato ad Arrigo Grassilli (Bigon) e con il “caporale” dei braccianti di Burana, Mario Maran(Magri). A tal proposito ricorda i brutti giorni degli scioperi, quando le mucche non venivano munte ed i loro lamenti laceravano il silenzio della notte e spesso capitava che il boaro di nascosto, pur aderendo allo sciopero, andasse di nascosto ad “alleggerirle” dal carico di latte per non farle soffrire. Storie di faticosi lavori agricoli, lotte contadine, storie di dolori, gioie e sacrifici, di amori e di illusioni, vissute dalla moltitudine di gente povera ma ricca di speranze e di valori, che nel tempo hanno popolato il suo cortile e le stalle, di giorno per la cura del bestiame, la sera per stare in compagnia, specie in quelle fredde invernali, al tepore delle mucche, le donne a filare, gli uomini a giocare a carte, i bambini ad ascoltare le “fole” (favole) degli anziani e i giovani favoriti dalla penombra che provavano i primi brividi d’amore con i loro “filarin”.

Lorenzo Berlato su Facebook

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Autore: bondeno

redazione bondeno.com

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