Cultura e identità

Fino a qualche decennio fa, l’inizio di novembre era dedicato prima alle feste di Ognissanti, con le sue gaie fiere e i suoi dolci tipici; quindi, il giorno dopo, alla celebrazione dei defunti, durante la quale si visitavano i cimiteri e ci si portavano anche i bambini, ché imparassero a onorare tutti i loro cari, compresi quelli che non avevano mai conosciuti.
Ma erano vecchiumi confessionali, dei quali ci siamo fortunatamente quasi del tutto liberati. In cambio, ai primi di novembre ci diamo a una divertente kermesse macabro-infantile: tra zucche vuote e ghignanti di lucine cimiteriali, bambini abbigliati da deliziosi scheletrini, da ammiccanti streghette e da pallidi vampirucci – con qualche contorno di diavoletti e fantasmelli –, si aggirano tra noi ponendoci in più o meno improbabile inglese la fatidica domanda, “Trick or treat?”, dolcetti o scherzetti? Meglio esaudire le loro richieste: perché in caso contrario si rischiano ritorsioni anche infantilmente feroci, tipo incursioni contro i fiori in giardino, pipì sulla soglia di casa, petardi legati alla coda del gatto domestico, graffi alla carrozzeria dell’auto.
È Halloween, vale a dire – con maggior precisione – All-Hallow-Eve, che letteralmente vuol dire (toh!…) “Vigilia di Ognissanti”. Ma come? Si è fatto tanto per liberarci da una noiosa festa ecclesiastica di segno cattolico, e ora ce la ritroviamo tra i piedi in salsa yankee? E non succede solo da noi: proveniente dal New England, oggi la macabra festicciola impazza in gran parte del mondo, Russia e India comprese. Che cos’è mai accaduto?
Nulla di speciale. Semplicemente, la migrazione di simboli e di rituali che hanno davvero fatto un giro ampio, prendendola molto larga.
Spieghiamoci meglio.
Tanto per cominciare, sulla “lontananza” e l’“estraneità” varrebbe la pena di discutere un po’. Da più parti è stato notato come anche in paesi dalle tradizioni fino ad oggi cattolicissime, quali la Sicilia o il Messico, la festa liturgica di Ognissanti e la solennità dei defunti, che le tiene dietro, sono celebrate in modo sotto certi versi analogo a quanto fino ad alcuni anni fa accadeva nel New England: maschere da teschio e dolcetti a forma di ossi umani venduti sulle bancarelle, ad esempio. Ma in Sicilia sembra che l’usanza risponda alla cristianizzazione di antiche festività greco-pagane, in Messico a quella delle solennità azteche delle divinità dell’oltretomba. Certo, nel Cinquecento gli spagnoli, a loro volta abituati a certi rituali un po’ macabri, se li sono ritrovati davanti dall’altra parte dell’Atlantico: e li hanno riportati indietro.
Ma c’è di più. E qualcosa di molto preciso. Per comprenderlo, bisogna rifarsi al X-XI secolo d.C. e all’Europa celtica di quel tempo: larghe aree della Gallia ormai divenuta Francia e della Britannia ormai divenuta Inghilterra erano sì state invase da popoli germanici e soggette a una sistematica cristianizzazione, ma ciò non significava che gli antichi abitatori celti – in special modo in Irlanda, nel Galles e in Scozia – avessero rinunziato alle loro tradizioni. È più facile mutar religione, quindi cambiar divinità e sistema teologico, che non riti, culti e costumanze.
Nel mondo celtico pagano, che tra VI e III sec. a.C. era esteso dal Portogallo al Caucaso ma successivamente si era andato restringendo dalla Scozia e dalla Bretagna al corso del Reno, si era soliti organizzare l’anno secondo un calendario lunare che lo ripartiva in tre grandi stagioni: la primaverile-estiva tra marzo e giugno, l’estivo-autunnale tra luglio e ottobre e l’autunno-invernale tra novembre e febbraio. Tale ultima stagione iniziava con la festa di Samain, consacrata alla natura che si andava addormentando nel letargo della fredda stagione e dedicata al culto degli antenati. Si riteneva che nei primi giorni del novembre i confini tra vivi e morti si annullassero e che gli antenati tornassero alle loro famiglie, che li onoravano con offerte votive.
Niente di strano, del resto: greci e latini conoscevano feste analoghe, come le anthesteriai in Atene nel febbraio. Tali riti, collegati a credenze del rapporto tra vivi e morti, si sono conservati alla base del nostro carnevale. Ma la festa celtica degli antenati era all’inizio di novembre.
I missionari cristiani avevano lottato contro quei riti pagani: ma invano. I bravi contadini celti, divenuti intanto buoni cristiani, avevano mantenuto le loro usanze per quanto andassero progressivamente perdendo memoria del significato delle cerimonie che pur continuavano a celebrare.
Spettò ai monaci di Cluny, commossi per tale fedeltà e convinti che il culto dei trapassati fosse in sé un bene, ma tuttavia decisi a spogliarlo dei residuali contenuti idolatrici, l’organizzare un tipico esperimento di quelli che gli antropologi definirebbero “acculturazione”: mantenere i sacrifici espiatorii in suffragio dei defunti, inquadrandoli però in un contesto liturgico e santorale cristiano; e dedicare quindi ai santi e ai morti i primi due giorni del novembre.
Nacquero così, sul ceppo celtico ma con spirito cristiano, la festività di Ognissanti e la solennità memoriale dei morti, rafforzata dal diffondersi della credenza nel Purgatorio.
I “Padri Pellegrini” inglesi e scozzesi – puritani e presbiteriani, quindi calvinisti – che nel Seicento colonizzarono il Nuovo Mondo, si portavano dietro la tradizione di Halloween, cioè d’Ognissanti: ma, in seguito alla Riforma protestante, essi avevano rinunziato a qualunque forma di culto dei santi e di ritualità. Per loro, quel lontano residuo pagano era soltanto una tradizione superstiziosa d’origine demoniaca. Ed ecco il carattere “trasgressivo”, quasi diabolico, di quella celebrazione spogliata di qualunque sacralità pagana ma anche di riferimenti cristiani; ecco le “storie nere” che l’accompagnano, e che hanno dato vita a innumerevoli films, o fictions, o “giochi di ruolo” sul genere horror.
È quindi, a parte altre numerose considerazioni che pur sarebbe legittimo fare, abbastanza ridicolo che in un paese cattolico nel quale da oltre un millennio si celebrano le solennità dei santi e dei defunti si accolga, “di ritorno”, una consuetudine che il rigorismo calvinista ha respinto nelle tenebre delle superstizioni e che associa un revival satanico a un background laicizzato e ateizzato.
In effetti, Halloween è una piccola buffonata consumistica: dietro la quale si nasconde tuttavia un nonsenso da combattere con tutte le forze, nel nome dell’ortodossia cattolica, della coscienza identitaria cristiano-europea, del buon senso e del buon gusto.
I cattolici dovrebbero, insomma, piantarla di truccare i loro bambini da demonietti, da scheletrucci, da streghine e da fantasmelli. Sarebbe necessaria al riguardo anche una rigorosa campagna di “pulizia dell’immaginario”, di liberazione dal kitsch sadofunebre ormai troppo diffuso specie nel cinema e in TV sull’onda dei cascami della cultura romantica passati attraverso il macabro alla Poe e alla Stoker. Tra 1 e 2 novembre, torniamo a condurre i nostri ragazzi e i nostri bambini a messa e a visitare i cimiteri, parliamo loro dei nostri cari che non ci sono più e dei quali essi probabilmente ignorano perfino i nomi: insegniamo loro a riallacciare di nuovo i legami che collegano tutti i figli di Dio nel nome della “Comunione dei Santi”, un’espressione teologica tanto sublime quanto oggi dimenticata e fraintesa; magari, a questi poveri bambini abbandonati davanti alla TV oppure a qualche squallido giochetto informatico, reinsegniamo le semplici parole del Requiem sia pur tradotte in italiano perché il latino si è perduto. E torniamoci sul serio, perdinci, alle nostre tradizioni; riscopriamola e tuteliamola davvero, perbacco, la nostra identità. Altro che lotta ai minareti!

Franco Cardini in Barbadillo.it

Instagram

alan.fabbri

🔴 Il grido di dolore di alcuni deve essere anche quello di tutti noi. Perché questo è il senso di comunità: non lasciare mai indietro nessuno. Specialmente chi contribuisce ogni giorno a creare ricchezza sul nostro territorio.

Per combattere un’emergenza non si può crearne un’altra. In questo modo si creano solo divisioni. È stato spiacevole sentire annunciare misure senza che sia stato spiegato, nel dettaglio e procedimenti alla mano, come e quante risorse siano previste per ristori e indennizzi.

È stato anche spiacevole sentire da un presidente del Consiglio che queste sono realtà non essenziali.

Parliamo di lavoro, di famiglie, di attività economiche, produttive, commerciali. Serve rispetto.

Noi continueremo questa battaglia silenziosa, consapevoli che per uscire da questa situazione serve un’alleanza tra forze sociali, servono impegno e risorse.

#AlanFabbriSindaco#Ferrara#myferrara#coronavirus#Covid19

Parliamoci chiaro

Parliamoci chiaro: il Paese sopravvive solo se sopravvive il segmento produttivo, l’occupazione che crea fatturato, consumo, il reddito da lavoro vero e non da divano. Se riparte la fiducia nella domanda, se la gente ritrova la serenità e smette di risparmiare per paura del futuro, se si spezza la trappola della liquidità a favore degli investimenti e dell’intrapresa. È questo mondo che va ascoltato, sostenuto e agevolato, non quello dell’apparato di Stato che ci vive sopra. È il mondo che alza la serranda di bottega e ci lavora dentro che va salvato dall’inferno che arriva con l’inverno, fisco, fondo perduto, pagamento dei fornitori della Pubblica amministrazione, credito subito e agevolato, burocrazia zero sul serio e non a chiacchiere.

È questa la voce che il centrodestra deve raccogliere in un unico manifesto di salvezza generale da portare al Quirinale, per chiedere un Governo diverso con una maggioranza diversa dalla sola sinistra e peggio che mai grillina, una voce unica intorno alla quale puntare i piedi e tenere duro per salvare l’Italia e il futuro di tutti, apparato statale compreso. Perché sia chiaro: senza privato il futuro è negato pure all’apparato. C’è troppo silenzio, troppa accettazione. È come se fossimo un Paese senza opposizione. Alla faccia della democrazia, del pluralismo, della libertà, delle garanzie e della Costituzione.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/quando-in-un-paese-manca-l-opposizione

DPCM

Ci auguriamo che nel decreto alla firma siano accolte le richieste delle Regioni, che ad ora mitigano notevolmente gli effetti di provvedimenti eccessivamente restrittivi che creerebbero solo ulteriore desertificazione economica, senza proteggere realmente la comunità. Davvero il governo ha dato una settimana di tempo a titolari di palestre e piscine per adeguarsi alle disposizioni e ora – dopo che molti di loro hanno investito denaro e risorse – vuole imporre chiusure forzate? Se fosse così, sarebbe un modo di agire insensato e scorretto. Ogni blocco imposto è una sconfitta per tutti e, laddove possibile, deve essere evitato, con atteggiamento pragmatico, attento e selettivo, non con misure generalizzate. L’obiettivo deve essere tutelare la salute pubblica, partendo dalle situazioni maggiormente critiche (penso, in primis, alle case residenza per anziani, che devono essere al centro dell’attenzione di tutti). La scelta delle misure da adottare non può ridursi a un braccio di ferro politico tra le spinte interne del governo. I Comuni ci sono e continueranno ad esserci, in prima fila e a contatto con i cittadini, per dare un contributo di concretezza e di realtà a chi ha la responsabilità di guidare il Paese in questa fase difficile.#AlanFabbriSindaco#Ferrara su Facebook

La sigla nel titolo significa Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri; stiamo andando avanti così dall’inizio dell’emergenza, senza mai interpellare il Parlamento…

Vestivamo alla marinara

Era il titolo della biografia di Susanna Agnelli del 1975, che si trova ovunque nel web; qui invece metto alcuni ricordi personali seguendo l’esempio di Nerio Poletti che ripercorre la piazza di Bondeno del 1937: https://virtuale.bondeno.com/cronaca.htm

Dieci anni dopo nasco io e la piazza la attraverso a piedi tutte le mattine per andare a scuola in Piazza Roma (quella di cioch); non vesto alla marinara ma ho i calzoni corti (quelli lunghi si mettevano alle superiori per andare a scuola a Ferrara).

Tappa obbligata era la sosta al forno in via De Amicis per la pincia che riponevo nella cartella (che ha ancora la macchia di unto); di fronte c’era l’ufficio postale gestito dal Sig.Cantutti assieme alla moglie e la via (retrostante al comune) conserva ancora il nome di Vicolo della posta.

Dove adesso ci sono le affissioni dei funerali, c’era un vespasiano dal caratteristico odore, proprio di fronte alla galleria Grandi, dove faceva bella mostra di sé un negozio di giocattoli con una macchinina a pedali che ho sempre desiderato, ma non ho mai avuto.

Altra sosta occasionale era quella dalla “Fiorenza” la cartoleria dove mi rifornivo di quaderni e altro.

Adesso lo Scuolabus ferma proprio sotto casa mia per caricare extracomunitari…

Sui giardini da Cioch

Presentato domenica 11 alla sala 2000 il libro di Andrea Tugnoli:

“A quei tempi i giardini di Piazza Roma non erano come adesso, gli alberi erano ancora piccoli e di ombra ce n’era vera­mente poca ma il posto era comunque bello, pieno di allegria; a parte le panchine, i posti a sedere erano veramente pochi e il chio­sco stesso era fornito di pochi tavolini in legno e forse una decina di sedie pieghevoli. L’unico passatempo era una dama con la quale si organizzavano improvvisati tornei; ma a parte ciò non vi erano giochi come ora, quelli bisognava inventarli. La cosa più semplice era fare una colletta, non più di dieci o venti lire a testa, l’importante era raggiungere la somma necessaria per acquistare un pallone che era in vendita, presso il negozio di giocattoli della “Fiorenza” erano nuovi, di plastica colorata e costavano cento lire.

Il luogo adatto dove andare a giocare poteva essere il vicino campetto delle Suore che molto bene si prestava, dove però oltre alle regolari porte per il calcio vi erano anche i canestri per giocare a basket, era quindi un luogo molto ambito e molto spesso impe­gnato, era per questo motivo che il più delle volte, per le nostre interminabili partite, si rimaneva ai giardini e veniva utilizzato il tratto di strada antistante le scuole elementari; all’epoca questo era possibile in quanto non c’erano molte macchine in circola­zione. Si iniziava a giocare consapevoli che non sarebbe trascorso molto tempo poi qualcuno sarebbe arrivato a rovinare la festa; potevano essere i vigili o dalla vicina caserma qualche carabi­niere, ma erano sempre loro che in sostanza ci requisivano il pal­lone.”

Segue poi un breve elenco di alcuni frequentatori, dei quali ho conosciuto Cristiano Zironi, Gianni Carandina, Mauro Maestrello, Graziano Monterumici, Andrea Banzi, Franco Menghini, Roberto Panzani; un elenco più ampio (senza i cognomi) lo si trova più avanti.

La copertina è di Gianni Cestari.

Il libro si trova a 12 euro nelle edicole di Bondeno.

E intanto…

Con la fase dei rientri vacanzieri e la riapertura delle scuole il governo della finanza cattocomunista ha trovato il pretesto per aumentare i numero dei test, imporre l’obbligo di tamponi scientificamente insensati e trovare lo spunto per le mosse successive. La regia governativa della finzione pandemica necessita di un sempre più alto numero di test per far partire nuove “ondate” ad libitum et per omnia saecula saeculorum. Ora il governo piddino e stellato ha aperto la nuova fase di politiche restrittive, instaurando il terrore nelle scuole – una stupida brutalità tutta italiana – (isterie professorali e bidelliche, sanificazioni demenziali di quaderni e album, mascherine “togli e metti” in classe, “metti e togli” a mensa e “togli e metti” in palestra). Per il resto, mini zone rosse, confinamenti locali e mascherinati, chiusure serali di bar e ristoranti, mascherine all’aperto/chiuso e al chiuso/aperto, conta degli ospiti in casa tua. Per i prossimi mesi, il governo terrà in piedi la coglionella (finti test, finti positivi, test a milioni, ricoveri di persone sane e recrudescenza di confinamenti, internamenti, segregazioni, mascherinate pre-carnevale) per giustificare o l’accesso al Recovery Fund, o per sopravvivere fino al 2023 e fare eleggere un fidato successore di Mattarella, che rassicuri i mercati e la commissione europea. E se riesce ad arrivare al semestre bianco, il gioco è fatto. La trovata più infame del governo è la minacciata violazione di domicilio dei cittadini, ai quali “si raccomanda” mafiosamente di non osare fare numero in casa. La minaccia non fu sbandierata quando l’emergenza sembrava credibile e il consenso alle restrizioni era alto. Poi Mark Ryan dell’OMS presentò la violazione di domicilio come punto dell’agenda del Nuovo Ordine Mondiale nello scenario di crisi. Ora il governo italiano, primo al mondo, accoglie prontamente il “suggerimento”, e intanto si predispone a eseguire gli altri comandi impartitigli: acquisti in corso dalla ditta Elkan, digitalizzazione, app traccianti, vaccinazioni a tappeto. L’adesione mentale e attiva degli Italiani è assicurata dalla mafia mediatica, sottocosca della cupola finanziaria.

Luciano Del Vecchio su Facebook, domenica 18 ottobre 2020

Cinquantenario del Liceo

Il prof. Zancuoghi mi ha appena comunicato che l’amministrazione comunale ha intenzione di celebrare il cinquantenario dell’istituzione della sede di Bondeno del liceo scientifico “Roiti”;

a tale scopo ricordo il materiale di mia conoscenza:

http://liceo.bondeno.com/

https://www.dropbox.com/s/u31kxmzcmfww4h8/ricercacompleta.pdf?dl=0

dalla mia tesi di laurea del 1978 (copia anastatica in PDF)

https://documentcloud.adobe.com/link/review?uri=urn:aaid:scds:US:6ae95445-a20b-4dc4-9dc0-d560b5e2c118

alcune foto: https://flic.kr/s/aHsjYryttZ