“Dopo le catastrofi il denaro non ha più valore. Il valore fondamentale di una certa cosa dovrebbe essere la sua natura o la sua qualità di anima.
Dovremmo domandarci: «Questa cosa è buona? E’ una cosa che ci aiuta? E’ una cosa bella?» e non: «Quanto costa?».
Così afferma Hillman, ed è in questo spirito che abbiamo programmato a Bondeno (uno dei 103 comuni colpiti dal terremoto del 20 e 29 maggio), dove risiede la nostra associazione, la manifestazione “Ricominciamo dal futuro”, dal 22 al 30 settembre 2012, presso la Società operaia di Mutuo Soccorso, in Viale Repubblica 26.
Infatti tutti gli intervenuti partecipano a titolo gratuito, non riceviamo alcun contributo, non abbiamo sponsor, non raccoglieremo fondi e l’ingresso è libero.
Riteniamo che queste caratteristiche ne facciano una manifestazione di solidarietà unica, che speriamo verrà apprezzata dalla popolazione e da coloro che vorranno intervenire.
Avremmo voluto ripetere la manifestazione (non il terremoto, che comunque non ci dimentica) anche per il 2013, ma lo scarso interesse della cittadinanza e quello nullo delle istituzioni locali, ci ha dissuasi.
Rimangono i materiali prodotti ai seguenti link:
http://issuu.com/afenice/docs/brochureaf1
twitter: https://twitter.com/ bondenocom
Altri link utili , li potete trovare e scaricare qui
Nella Bassa, una delle antiche usanze che il benessere e il progresso hanno gradualmente cancellato e fatto dimenticare è la questua dei bambini – solo dei maschi – di casa in casa, quando si trovavano in gruppo e andavano ripetendo la filastrocca portafortuna degli auguri di buon Capodanno. Era un modo per chiedere in cambio alle brave persone dolci e cibo, e dopo la fine della Seconda Guerra, anche un po’ di monete. Questo permetteva a chi non aveva nulla di godere un po’ di quell’abbondanza che si sperava sempre portasse con sé l’anno nuovo.
Raccontata in questo modo pare molto simile a quello che accade oggi durante la notte di Halloween, ma se i bimbi durante questa festa pronunciano il famoso ultimatum “dolcetto o scherzetto?”, agli inizi del Novecento a Capodanno pronunciavano un augurio molto diverso nel senso e nell’intento: “A son gnu a dar al Bon Cavdann, ch’a scampadi sent ann, zent ann e un dè, la bona man l’am ven a me, an pretend ne or ne argent e ad quel che am de a son cuntent”, ovvero, “Sono venuto ad augurare il buon capodanno, le auguro di campare cento anni e un giorno, spero che sia generoso nell’offerta che mi farà, non pretendo né oro né argento di quello che mi darà sarò contento”.
https://www.sulpanaro.net/2020/01/a-son-gnu-a-dar-al-bon-cavdann-cha-scampadi-sent-ann/
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