Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto (ma anche per Natale ndr). Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di “raptus”: Era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti”.
Pier Paolo Pasolini
Da sempre l’ignoranza popolare è il nutrimento di chi comanda. La servitù è spesso volontaria (Etienne De la Boétie). Nella versione contemporanea si nutre di un istruito analfabetismo in cui la scuola- strumento e complice del sistema- distribuisce diplomi e lauree a pioggia. Circa il 99 per cento dei candidati supera la maturità dopo aver schivato le bocciature, proibite di fatto nell’istruzione primaria. Nulla di strano che i più non sappiano leggere un testo, ancor meno capirlo, o fare calcoli senza l’aiuto dell’apposita app che ogni smartphone possiede di default. Il linguaggio globish è voluto: fa parte del bagaglio elementare della regressione, in cui meno parole si possiedono, meglio è. Se quelle poche ci proiettano nella globalizzazione attraverso il grottesco anglo americano da ghetto nero, meglio ancora. Il potere si frega le mani: chi non sa e non capisce è il consumatore ideale.
Cancellare ogni identità è il passo successivo. Perduto ogni riferimento comunitario, i più giovani, ammaestrati dal Gatto e la Volpe di sistema (di noi ti puoi fidar, cantava Edoardo Bennato) discendono tutti gli scalini. Affideranno l’autostima e il riconoscimento sociale o del gruppo ai marchi commerciali: possedere capi “firmati” è un’aspirazione molto diffusa, e chi se ne frega se abbigliamento ed accessori somigliano agli abiti laceri e stazzonati dei poverissimi di un tempo. Per possedere prodotti con il magico marchio molti non esitano di fronte al furto, alla svendita di sé fino alla prostituzione.
Il sistema impone di essere identici, ma anche diversi. La soluzione? Bizzarrie, eccentricità, trasgressioni sempre più finte e ogni volta più eccessive e, splendida moda, il tatuaggio. Con l’inchiostro sul corpo, diventiamo diversi da ogni altro, siamo, per così dire, caratterizzati come unici. Prossima fermata, l’accettazione del codice a barre personale e l’impianto corporeo di chip a radio frequenze. In più, il tatuaggio dà l’imperdibile sensazione post moderna di costruire se stessi, l’autocreazione, ambizione transumana.
Tutto si tiene; l’ignoranza è la premessa. Chi sa, pensa. Chi pensa mette in dubbio, critica, ragiona. Pessimo consumatore, il peggiore cittadino globale. I ragazzi non lo sanno, ma questa è la polpetta avvelenata che consumano ogni giorno sotto forma di permissivismo, libertà “da”, lassismo, scatenamento degli istinti, banalizzazione sessuale, consumo di sé nei paradisi artificiali. Che meraviglia fare “ciò che si vuole”. Peccato davvero non avere più gli strumenti per comprendere che è quel che vuole il potere sovrastante. Non lo sanno, sembra non interessare neppure: ci si lascia vivere, siamo al mondo, divertiamoci. Che cosa sia il divertimento, poi, non si sa.
Roberto Pecchioli
https://www.maurizioblondet.it/giovani-ignoranti-e-soddisfatti/
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