Alla morte del padre “Ciuldin” la figlia Calzolari Anna detta “Bigeta” eredita il fondino “al sitin” che si trova tuttora di fronte all’Armony Club alla Guattarella. Sempre per successione divenne proprietaria “dal sitin” Calzolari Lazzerina sposata a tale Fabbri Alicandro meglio conosciuto come “Licandar”. Dal matrimonio nascono tre figli: due femmine, Maria ed Assunta, ed un maschio, Francesco che a sua volta si sposa con Roncarati Elvira figlia di “Minghin” (Roncarati Domenico) fattore della signora Farolfi proprietaria del fondo Bevilacqua.
“Licandar” a cui non manca certo lo spirito di iniziativa, coadiuvato dall’intera famiglia, nel primo decennio del ‘900, in un ampio locale della casa “dal sitin” inizia la produzione artigianale di cialde (nevul).
L’attrezzatura è molto semplice: una pressa e una taglierina.
Le cialde, ricavate da un impasto azzimo di acqua e farina, venivano prodotte in tre formati: uno quadralo di cm. 5 x 5; uno tondo con diametro di cm. 5 ed in fine il terzo, sempre tondo ma con il diametro di cm. 3.
I primi due tipi, debitamente confezionati in pacchi, venivano spediti alla Manetti e Roberts di Firenze fornitrice del Servizio Sanità dell’Esercito.
Il terzo, quello di tipo piccolo, era venduto alle parrocchie ed ai conventi.
Gli scarti della lavorazione primaria erano destinati ad arricchire il pastone dei suini ed in minima parte ceduti direttamente ai privati che li acquistavano per la gioia dei loro bambini.
L’attività della piccola impresa artigiana, che era stata intensissima nel periodo 1915 -1918 durante la prima guerra mondiale, entrò in crisi nel periodo successivo per cessare nel 1919 quando “Licandar” con la sua laboriosissima famiglia si trasferì a Bondeno prendendo in gestione il Mulino del Carmine.
Lo stesso “Licandar”, il cui spirito di iniziativa era sicuramente molto spiccato, nel 1924, dopo la parentesi molitoria, aperse, dietro il Palazzo Schiaffino a Bondeno sull’attuale via Cavallotti, un’officina meccanica per la costruzione di attrezzi agricoli fra cui le richiestissime decanapulitrici (zilindar o scavzzadori) necessarie al compimento del circolo produttivo della canapa, in quel tempo coltivazione principale del mondo agricolo dell’Alto Ferrarese.
Marco Dondi
