Autovelox vs. neurovelox

Bondeno, provincia di Ferrara, via venti settembre. Sono le otto di mattina appena passate e mi accingo ad uscire di casa per recarmi al lavoro. Un nuovo cliente mi ha chiesto una consulenza per risolvere un problema aziendale. Devo raggiungere Vicenza entro un paio d’ore. Niente che richieda troppa fretta: in questo periodo dell’anno — siamo in luglio – i clienti italiani hanno meno fretta del solito, soprattutto se si tratta di enti pubblici. Per la seconda mattina di seguito, uscendo di casa mi imbatto nel corpo straziato di un gatto, falcidiato dalla corsa folle di qualche automobilista. Per un istante penso alla fatalità e imbocco la strada dirigendomi verso il ponte che conduce al centro del paese. Via XX Settembre, per chi non conoscesse Bondeno, è una linea retta di un paio di chilometri. Imboccandola, in un senso o nell’altro e a qualsiasi ora del giorno o della notte, più di un automobilista (o motociclista, o scooterista) può irrimediabilmente udire il richiamo della giungla: esegeti della velocità, impavidi spericolati ed esibizionisti frustrati possono qui ritrovare la loro ragion d’essere. Impunemente. Sempre.
Mentre imbocco la strada con la mia automobile penso che qualche tempo fa, prima delle ultime elezioni amministrative, erano apparsi alcuni vistosi dissuasori di velocità a sobbalzo, i cui costi di costruzione mi sono sempre stati ignoti. Passate le elezioni, gli stessi faraonici dissuasori sono scomparsi e i costi per la loro distruzione mi sono ugualmente ignoti. Sorvolo quindi umilmente sulla mia ignoranza e proseguo nel mio tragitto. Avvicinandomi all’incrocio del Ponte Rana, regolato da un discusso semaforo, un paio di aspiranti piloti mi sorpassano ad alta velocità. Visto che il semaforo era già rosso, non fanno altro che rubarmi due posizioni nella griglia di partenza. Per un istante mi chiedo quale effetto deterrente potrà avere su simili automobilisti il paventato “intervento ponte Rana”, tanto caro agli attuali amministratori dadaisti. Scatta il verde e il pensiero torna a concentrarsi sulla strada. I due guidatori poco disciplinati continuano a precedermi, a loro volta anticipati da un autoarticolato che tentano ripetutamente, invano, di sorpassare. Il successivo semaforo frena gli entusiasmi: siamo all’incrocio che congiunge la statale Virgiliana a via Borgatti, quella – tanto per intenderci — che regola l’afflusso al supermercato Coop e al cimitero. Mentre siamo fermi allo stop, una terza volpe accosta la fila disponendosi sulla corsia di sinistra, quella riservata a chi deve svoltare per raggiungere il centro commerciale. Niente di più falso: al verde scopro che quella corsia poteva essere utilizzata anche per scavalcare le code, alla faccia delle indicazioni stradali. Mi accingo a riflettere sulle problematiche interpretative connesse alla comunicazione e alle caratteristiche semiotiche della segnaletica stradale (la comunicazione e la semiotica sono il mio pane), ma penso che è meglio tornare a concentrarsi sulla strada.
Si prosegue per un altro chilometro, fino al primo dei due autovelox “fissi” piazzati a margine della strada da circa un mese. Tutti mostrano bene di saperlo e la velocità della coda di veicoli si uniforma sui 60 km/h, costantemente mantenuta fino all’altro rilevatore di velocità, due chilometri più avanti. Superate le due Colonne d’Ercole elettroniche la strada si fa più insidiosa, con curve e tratti sconnessi. Noncuranti, i piloti affrettano il passo e occupano stabilmente la corsia di sorpasso anche dove il buon senso, oltre che la linea continua, lo sconsiglierebbe. Il camion ha svoltato e in breve mi ritrovo a percorrere la strada da solo: nessuno davanti, nessuno dietro. Sono un po’ più rilassato e i pensieri ricominciano a fluire. Il primo è epigrafico: “Si può assolvere un amministratore che non conosce Pavlov?”

Enrico Marchetti

Nota: l’articolo proviene dall’archivio di bondeno.com ed è datato 20 luglio 2005

Autore: bondeno

redazione bondeno.com

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