Per tutti i bondenesi interessati pubblico un estratto da un mio articolo, uscito nel 1993 sul volume “La piazza delle cose. Figure, oggetti e vicende del mercato di Bondeno” dal titolo: “Aspetti storici delle fiere bondenesi” con la speranza di far acquisire la consapevolezza che l’attuale fiera di ottobre affonda le sue radici nella realtà sociale ed economica della metà dell’Ottocento e che oggi non rimane che un pallido riflesso delle motivazioni che hanno spinto gli amministratori di quel tempo a dare vita a questa manifestazione.
“ Ad animare il contesto sociale ed economico della Bondeno di metà Ottocento, ed in concomitanza con il nuovo carattere mercantile assunto dalle manifestazioni folkloristiche legate allo sviluppo delle sagre paesane, è l’istituzione di una seconda fiera di animali che si protraesse per tre giorni a cominciare dal terzo martedì di settembre di ogni anno. Il carattere prevalentemente agricolo dell’economia territoriale, parte integrante del più ampio panorama nazionale, determina i connotati di momento di scambio e di integrazione sociale assunto dalla manifestazione, in sintonia con l’esigenza del Governo Pontificio di mantenere salda l’unià dei vari centri demici costituenti lo Stato, diviso com’era da barriere geografiche ( quali l’Appennino) o dalla insufficienza della rete stradale che ne impedivano l’opportunità di comunicazione.
Nella delibera del Consiglio Comunale del 2 maggio 1855, ribadendo la necessità dello scambio di merci, si viene nella decisione di proporre di attivare una seconda fiera in Bondeno. La proposta viene approvata il 5 maggio 1855 dal delegato Apostolico.
L’aprirsi e l’intensificarsi dei mercati di bestiame nel ferrarese è da mettere in relazione con il trasformarsi dei nuovi contratti agrari, dalle forme di mezzadria a quelle di boaria che imponeva la ricerca di un tiro di bestiame bovino adatto per le lavorazioni profonde e più redditizie.
Come luogo deputato all’esposizione degli animali e delle merci viene privilegiata la Piazza Castello. All’approssimarsi dell’Unità d’Italia la manifestazione si affioevolì a causa della scarsa partecipazione di pubblico ed acquirenti impegnati ancora nelle attività lavorative agricole estive.
Approfittando della richiesta di prolungamento della fiera di S.Giovanni, con Regio Decreto del 23 giugno 1861 si otteneva anche lo spostamento della nuova fiera alla terza domenica di settembre e i due giorni successivi, nel tentativo di animarne lo svolgimento e le sorti con l’espediente aggiunto di istituire dei premi.
Dal 1870 le tracce della manifestazione si perdono a causa probabilmente delle frequenti epidemie epizootiche, delle alluvioni del Po degli anni 1872 e 1879 e delle ben note vicende storico-politiche.
Un breve spiraglio sembra tuttavia aprirsi nel 1873 quando venne inaugurata, il 23 ottobre, ad un anno esatto dalla seconda rotta del Po, l’Esposizione Agricola Industriale, con l’intento di far fronte alle disastrose condizioni economiche in cui versava la popolazione a causa delle rotte, della piaga della disoccupazione e dell’emigrazione.
A seguito di una istanza presentata il 21 luglio 1894 dagli esercenti e commercianti locali, si fece richiesta di ripristinare la seconda fiera di merci e bestiami. L’amministrazione comunale accolse favorevolmente la proposta e dalle fila dei consiglieri si alzò la proposta, pronunciata da Lupi Giuseppe di riattivare la fiera autunnale per la seconda domenica di ottobre con la motivazione che in quel periodo non si sovrapponeva a fiere simili nei territori limitrofi e, soprattutto, confidando in una maggiore partecipazione dei negozianti e dei venditori di bestiame.
Il programma della domenica 14 ottobre 1894 prevedeva l’Esposizione di merci e bestiami nel prato Bova, la gara bandistica interprovinciale, il ballo popolare, la tombola ed il concerto della Società Orfeonica di Ferrara. Nell’occasione si stimò la presenza di 2000 capi di bestiame e di 20.000 persone. Tra gli anni 1915-16, in ossequio allo sforzo collettivo per la grave situazione nazionale imposta dal primo conflitto mondiale, venne svolto il solo bestiame sospendendo gli spettacoli pirotecnici o l’esibizione delle bande musicali.
Al termine della seconda guerra mondiale ( dal 1947), con l’istituzione della 1a Fiera Mercato, la manifestazione, comprendente anche il parco divertimenti, subì vari spostamenti occupando aree diverse per far fronte ad emergenze di ordine sociale ed urbanistico. Verranno via via utilizzate le aree dell’attuale piazza A. Moro, Piazza Garibaldi, dal 1959 per tre anni, l’area dell’ex complesso “Ammasso Canapa” compresa tra il viale Matteotti e via Manzoni, ove furono esposte le macchine agricole che andavano man mano sostituendosi alla forza animale; la zona dell’ex fornace Calzolari, compresa tra la sponda destra del Canale di Burana e la via XX settembre; e come ultima sede di nuovo la Piazza Garibaldi in continuità con viale della Repubblica.”
Termino questa lunga, ma necessaria nota, con qualche ricordo personale filtrato dagli occhi di un bambino che rimane ancora sepolto dagli strati di vissuto che il tempo vi ha depositato intorno, invitando i bondenesi “in ascolto” ad aggiungere i propri. Ricordo la giostra con le barche che navigavano letteralmente nell’acqua in una grande vasca rotonda di legno davanti al palazzo comunale; ricordo le lunghe file di bancarelle con una infinità di giocattoli, anche se ero interessato solamente ai revolver e fucili. Mia nonna era contenta di portarmi alla fiera perché appena acquistata una pistola nel suo fodero, volevo tornare a casa subito per giocarvi. Ricordo i fischietti di zucchero di colore rosso fiammante: ci sono ancora? E le lunghe file di trattori giganteschi che mi sembrava impossibile salirvi sopra, cui si agganciavano gli aratri lucenti, simbolo di un’attività incessante? Non si vedono quasi più. Purtroppo l’impressione che ho è che in un territorio che vede affievolirsi le proprie peculiarità economiche e produttive e non riesce a sostituirle con altre, difficilmente una fiera si distingue da un semplice mercato settimanale.
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