Città di carta, città di pietra

La mostra propone alcuni momenti significativi del percorso professionale di Carlo Savonuzzi (1897-1973), ingegnere e architetto di cultura europea eppure fortemente legato alla lezione architettonica della città d’origine, Ferrara, dove opera sia come ingegnere comunale sia come libero professionista, nel periodo compreso tra la metà degli anni Venti e il 1972.
La sua attività si esprime, fin dagli anni Trenta, in ambiti diversi, che spaziano dall’urbanistica al restauro, come attestano gli interventi sul piano urbano realizzati con il fratello Girolamo nel quadrivio novecentista non lontano dal Castello Estense e i numerosi incarichi di progettazione e direzione dei lavori nell’antico palazzo Ducale, attuale residenza municipale, nelle sale e nel giardino del Palazzo dei Diamanti. Agli anni Trenta risale anche la progettazione di edifici di primaria importanza per la vita cittadina ferrarese, tra cui il foro boario, il serbatoio monumentale dell’acquedotto, il campo sportivo, il mercato coperto, la scuola elementare “Umberto I” (oggi “Alda Costa”), il liceo musicale “Girolamo Frescobaldi” e l’attiguo complesso del dopolavoro “Giovanni Boldini”.

Documenti correlati

Convegno

sabato 5 novembre 2016, dalle 16 alle 18,30

La Chiesa Arcipretale di Bondeno. Storia, archeologia e restauri
convegno

Sala 2000, viale Matteotti 10 a Bondeno (FE)

La Chiesa arcipretale dedicata alla Natività di Maria Vergine è il principale edificio di culto di Bondeno. Costruita nel 1114 per donazione di Matilde di Canossa, è dotata di una coeva torre campanaria ed è stata di recente oggetto di importanti interventi di restauro conservativo.

Ai saluti del Sindaco di Bondeno, Fabio Bergamini, e dell’Arciprete di Bondeno, Mons. Marcello Vincenzi, seguono gli interventi di

Andrea Calanca (storico)
Introduzione storica

Mauro Librenti (Università di Venezia)
Le ricerche archeologiche

Giovanni Santarato, Samuel Bignardi, Nasser Abu Zeid (Università di Ferrara)
Le indagini geofisiche

Patrizia Polastri (architetto)
Il restauro della Torre Matildea

Mauro Sorpilli (restauratore)
Il restauro del crocifisso

Le conclusioni sono affidate a Chiara Guarnieri, archeologa della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, direttore scientifico delle indagini archeologiche

L’iniziativa è promossa da Comune di Bondeno, Associazione Bondeno Cultura, Gruppo Archeologico di Bondeno, Rotary Area Estense e Lions Club Bondeno con la partecipazione della SABAP-BO


ingresso libero
per info 320 8058191 danielebiancardiabc@gmail.com

 

Torna "L'aperilibro"

Nella cornice della rassegna “Aperilibro”, alla sua seconda edizione, il Liceo “Cevolani”, in collaborazione col Comune di Cento, propone per il pubblico una serie di incontri culturali, arricchiti da un momento conviviale, occasione per continuare il confronto in un’atmosfera informale, davanti ad un piccolo buffet e a un aperitivo.

Negli ultimi due mesi del 2016 sono previsti due appuntamenti. Il primo, che si terrà venerdì 4 novembre, vedrà protagonista il professor Francesco Ghia, docente di Filosofia della storia e Filosofia politica presso l’Università di Trento e curatore di una nuova edizione di “Utopia” di Tommaso Moro pubblicata dalla casa editrice “Il margine”. Nel cinquecentenario della pubblicazione di “Utopia“, il professore, che alcune classi delle Scienze Umane hanno già avuto occasione di conoscere a Trento, presenterà il libro per mostrarci come la provocazione di Tommaso Moro – il mondo diverso da lui immaginato – possa parlare ancora all’uomo e alla società di oggi.

Nel secondo incontro, venerdì 16 dicembre, il professor Stefano Cariani, docente di Lettere del “Cevolani”, farà conoscere al pubblico la figura di Giuseppe Cevolani che fu latinista, studioso di grammatica italiana, insegnante di Lettere e Preside dell’Istituto nel 1936 -37 e a cui il Liceo è intitolato dal 1973. Cevolani fu stimato e amato presso il Liceo-Ginnasio della sua città, nei suoi quarant’anni di insegnamento e si dedicò con grande passione anche alle ricerche grammaticali.
Questo appuntamento vuole in particolare celebrare anche l’ottantesimo anniversario della fondazione del nostro Liceo che mosse i suoi primi passi nell’anno scolastico 1935 -36.

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Finale di una volta

È una Finale viva, dinamica, divertita e solare, quella che emerge dagli scatti di Ettore Bertelli, fotografo dilettante, che ha immortalato scene di vita quotidiana degli anni Cinquanta, Sessanta e inizio anni Settanta. Immagini donate all’Archivio Storico Comunale dalla nipote di Bertelli, Carla Michelini, educatrice della scuola dell’infanzia di Finale Emilia, che verranno presentate in anteprima e commentate da Celso Malaguti, profondo conoscitore di persone e cose finalesi, nel corso di due serate, la prima delle quali è in programma giovedì 20 ottobre, alle ore 20.45 nella sala consiliare del MAF di via della Rinascita 6.

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Sarà l’occasione per molti finalesi di rivedersi – molto più giovani – protagonisti del Carnevale degli anni Cinquanta, delle gimkane organizzate in piazza Garibaldi, delle gare di pattinaggio in via Trento e Trieste, degli incontri di calcio allo stadio di via di Sotto e sui campetti del Seminario, oltre che di varie manifestazioni civili e religiose.

Le immagini donate andranno a costituire un fondo intitolato a Ettore Bertelli, composto da circa 400 fotografie, già digitalizzate e che a breve saranno rese disponibili per la visione in una serie di gallerie fotografiche sul sito dell’amministrazione comunale http://www.comunefinale.net.

[See image gallery at www.sulpanaro.net]

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Aspetti storici delle fiere bondenesi

Per tutti i bondenesi interessati pubblico un estratto da un mio articolo, uscito nel 1993 sul volume “La piazza delle cose. Figure, oggetti e vicende del mercato di Bondeno” dal titolo: “Aspetti storici delle fiere bondenesi” con la speranza di far acquisire la consapevolezza che l’attuale fiera di ottobre affonda le sue radici nella realtà sociale ed economica della metà dell’Ottocento e che oggi non rimane che un pallido riflesso delle motivazioni che hanno spinto gli amministratori di quel tempo a dare vita a questa manifestazione.

“ Ad animare il contesto sociale ed economico della Bondeno di metà Ottocento, ed in concomitanza con il nuovo carattere mercantile assunto dalle manifestazioni folkloristiche legate allo sviluppo delle sagre paesane, è l’istituzione di una seconda fiera di animali che si protraesse per tre giorni a cominciare dal terzo martedì di settembre di ogni anno. Il carattere prevalentemente agricolo dell’economia territoriale, parte integrante del più ampio panorama nazionale, determina i connotati di momento di scambio e di integrazione sociale assunto dalla manifestazione, in sintonia con l’esigenza del Governo Pontificio di mantenere salda l’unià dei vari centri demici costituenti lo Stato, diviso com’era da barriere geografiche ( quali l’Appennino) o dalla insufficienza della rete stradale che ne impedivano l’opportunità di comunicazione.
Nella delibera del Consiglio Comunale del 2 maggio 1855, ribadendo la necessità dello scambio di merci, si viene nella decisione di proporre di attivare una seconda fiera in Bondeno. La proposta viene approvata il 5 maggio 1855 dal delegato Apostolico.
L’aprirsi e l’intensificarsi dei mercati di bestiame nel ferrarese è da mettere in relazione con il trasformarsi dei nuovi contratti agrari, dalle forme di mezzadria a quelle di boaria che imponeva la ricerca di un tiro di bestiame bovino adatto per le lavorazioni profonde e più redditizie.
Come luogo deputato all’esposizione degli animali e delle merci viene privilegiata la Piazza Castello. All’approssimarsi dell’Unità d’Italia la manifestazione si affioevolì a causa della scarsa partecipazione di pubblico ed acquirenti impegnati ancora nelle attività lavorative agricole estive.
Approfittando della richiesta di prolungamento della fiera di S.Giovanni, con Regio Decreto del 23 giugno 1861 si otteneva anche lo spostamento della nuova fiera alla terza domenica di settembre e i due giorni successivi, nel tentativo di animarne lo svolgimento e le sorti con l’espediente aggiunto di istituire dei premi.
Dal 1870 le tracce della manifestazione si perdono a causa probabilmente delle frequenti epidemie epizootiche, delle alluvioni del Po degli anni 1872 e 1879 e delle ben note vicende storico-politiche.
Un breve spiraglio sembra tuttavia aprirsi nel 1873 quando venne inaugurata, il 23 ottobre, ad un anno esatto dalla seconda rotta del Po, l’Esposizione Agricola Industriale, con l’intento di far fronte alle disastrose condizioni economiche in cui versava la popolazione a causa delle rotte, della piaga della disoccupazione e dell’emigrazione.
A seguito di una istanza presentata il 21 luglio 1894 dagli esercenti e commercianti locali, si fece richiesta di ripristinare la seconda fiera di merci e bestiami. L’amministrazione comunale accolse favorevolmente la proposta e dalle fila dei consiglieri si alzò la proposta, pronunciata da Lupi Giuseppe di riattivare la fiera autunnale per la seconda domenica di ottobre con la motivazione che in quel periodo non si sovrapponeva a fiere simili nei territori limitrofi e, soprattutto, confidando in una maggiore partecipazione dei negozianti e dei venditori di bestiame.
Il programma della domenica 14 ottobre 1894 prevedeva l’Esposizione di merci e bestiami nel prato Bova, la gara bandistica interprovinciale, il ballo popolare, la tombola ed il concerto della Società Orfeonica di Ferrara. Nell’occasione si stimò la presenza di 2000 capi di bestiame e di 20.000 persone. Tra gli anni 1915-16, in ossequio allo sforzo collettivo per la grave situazione nazionale imposta dal primo conflitto mondiale, venne svolto il solo bestiame sospendendo gli spettacoli pirotecnici o l’esibizione delle bande musicali.
Al termine della seconda guerra mondiale ( dal 1947), con l’istituzione della 1a Fiera Mercato, la manifestazione, comprendente anche il parco divertimenti, subì vari spostamenti occupando aree diverse per far fronte ad emergenze di ordine sociale ed urbanistico. Verranno via via utilizzate le aree dell’attuale piazza A. Moro, Piazza Garibaldi, dal 1959 per tre anni, l’area dell’ex complesso “Ammasso Canapa” compresa tra il viale Matteotti e via Manzoni, ove furono esposte le macchine agricole che andavano man mano sostituendosi alla forza animale; la zona dell’ex fornace Calzolari, compresa tra la sponda destra del Canale di Burana e la via XX settembre; e come ultima sede di nuovo la Piazza Garibaldi in continuità con viale della Repubblica.”
Termino questa lunga, ma necessaria nota, con qualche ricordo personale filtrato dagli occhi di un bambino che rimane ancora sepolto dagli strati di vissuto che il tempo vi ha depositato intorno, invitando i bondenesi “in ascolto” ad aggiungere i propri. Ricordo la giostra con le barche che navigavano letteralmente nell’acqua in una grande vasca rotonda di legno davanti al palazzo comunale; ricordo le lunghe file di bancarelle con una infinità di giocattoli, anche se ero interessato solamente ai revolver e fucili. Mia nonna era contenta di portarmi alla fiera perché appena acquistata una pistola nel suo fodero, volevo tornare a casa subito per giocarvi. Ricordo i fischietti di zucchero di colore rosso fiammante: ci sono ancora? E le lunghe file di trattori giganteschi che mi sembrava impossibile salirvi sopra, cui si agganciavano gli aratri lucenti, simbolo di un’attività incessante? Non si vedono quasi più. Purtroppo l’impressione che ho è che in un territorio che vede affievolirsi le proprie peculiarità economiche e produttive e non riesce a sostituirle con altre, difficilmente una fiera si distingue da un semplice mercato settimanale.

Andrea Calanca

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