Mese: novembre 2010
Mostre a Cento
Il giorno 21 novembre alle ore 17.00 si inaugura la mostra personale dell’artista Alfredo Pini, con 55 dipinti di medie e grandi dimensioni (su tela e su carta) legato alla sua recente produzione, con opere inedite. Lo spazio poetico di Pini è popolato generalmente da figure femminili, ritratti contemporanei catturati da immagini pubblicitarie, a cui si affiancano oggi soggetti ispirati dal mondo delle automobili e delle moto che creano interessantissimi effetti cromatici articolati, insieme con ritratti di famosi musicisti di Jazz. Come scrive Vittoria Coen nel catalogo ………..“Nello scorrere di esperienze stimolanti, fino alla nostra universale bulimia, Pini frequenta una particolare forma di ubiquità. Niente deve essere trascurato, in questa festa, o rappresentazione se vogliamo chiamare così uno spettacolo, goloso nella rapidissima dimensione del movimento”…….. Cenni biografici: Alfredo Pini nasce a Mirandola (Mo) nel 1958. La sua prima personale risale al 1986. Tra le esposizioni più significative segnaliamo , Bellini Fine Art, California, 2001, Galleria Boke, Pietrasanta, 2003, Maschio Angioino, Napoli, 2008.
Ma Caravaggio amava la cioccolata?
Mostra fotografica di Giancarlo Bononi
con il contributo di “Pasticceria Internazionale” e Cioccoshow
Corte Isolani (lato Piazza Santo Stefano), Bologna
Dal 24 al 28 novembre 2010
Inaugurazione giovedì 25 novembre alle ore 17.30
A coronamento delle celebrazioni dei 400 anni dalla morte di Caravaggio (1610), un’intuizione si fa largo: esistono i presupposti per affermare che il pittore abbia degustato la versione liquida del cioccolato, ovvero la cioccolata. Noto per le sue molteplici fughe, egli ha sicuramente soggiornato nel Regno delle Due Sicilie, dove, proprio a fine Cinquecento, si stavano diffondendo le fave di cacao, in arrivo da Siviglia, grazie in particolare ai Gesuiti (e al suo fondatore Ignazio de Loyola), veri appassionati di questa bevanda energetica che veniva rafforzata con molte droghe e addolcita con zucchero. Da queste informazioni in sintesi, e considerando la passione per il bere e la bella vita di Caravaggio, l’idea che egli abbia degustato la cioccolata diventa plausibile, al punto da dare vita al progetto artistico concepito e sviluppato dal fotografo bolognese Giancarlo Bononi che, affiancato dall’artista Michel Mandurino, è riuscito a coniugare il tema di Caravaggio con quello del Cioccoshow per una mostra fotografica frutto di lungo studio.
La sfida dei creativi è quella di mantenere invariati sia la luce che gli atteggiamenti dei personaggi presenti nei quadri del grande pittore e tramutarne le situazioni e i temi in immagini fotografiche, abbigliando i modelli non professionisti – come Caravaggio era uso prediligere – con abiti legati a trend Anni ’80 e avvalendosi di dolci e cioccolato come elementi narrativi.
Le opere ci immergono in atmosfere evocative e avvolte da una sensualità tangibile, unendo il realismo tipico di Caravaggio e l’iperrealismo dei giorni nostri.
Le opere fotografiche, grazie alle loro grandi dimensioni, coinvolgono lo spettatore all’interno della scena rappresentata.
Francesco Elmi – membro dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, titolare del locale Regina di Quadri – è il prezioso partner creativo di Bononi. Elmi contribuisce alla realizzazione di questo ambizioso progetto attraverso la sua eccellenza nell’arte pasticcera e la sua innata creatività.
Marcorea Malià Hair Styling leggenda di un parrucchiere che comunica non solo con i capelli, noto per le sue imprese nel mondo del cinema, della musica e dell’arte, collabora con il suo staff, dando valore aggiunto allo stile di capelli e trucco. Altra importante presenza quella di Angelo di Lugo, che ha gentilmente messo a disposizione il suo atelier A.N.G.E.L.O Vintage Palace, archivio storico di abiti. Styling, art buying e supporto alla mise en scéne, infine, sono di Sale/Na+Cl-, coppia creativa formata da Alessandra Chinni e Sara Montani, che opera nel settore della moda occupandosi di comunicazione, allestimenti, eventi e progetti speciali.
Le fotografie sono state realizzate presso gli studi Eurovideo, azienda specializzata da oltre 20 anni nel settore audiovisivo e della comunicazione, che ha messo a disposizione le sue tecnologie d’ avanguardia abbinate alla serietà e alla professionalità che li contraddistingue.
GIANCARLO BONONI
Giancarlo Bononi nasce come fotografo diventando negli anni un artista dell’immagine. Il suo esuberante talento creativo e la sua innata versatilità nei confronti di ogni forma di comunicazione fanno di lui un grande professionista richiesto da registi, art director e da organizzatori di eventi culturali. Il suo stile artistico risiede nel tentare di conciliare sentimento e ragione. Grazie al suo carattere istintivo e razionale, sognatore e realista… Giancarlo tenta sempre di “aiutare Pascal” nella possibile impresa di “far comprendere alla ragione, le ragioni del cuore”. Tutte le sue opere sono il risultato di questa travagliata, misteriosa ed entusiasmante avventura conflittuale. Negli ultimi anni, l’esperienza e gli importanti successi conseguiti hanno permesso a Bononi di valicare i confini locali e di farsi apprezzare a livello nazionale ed internazionale. Nel suo lungo e brillante curriculum spiccano la collaborazione per le campagne pubblicitarie di importanti marchi quali Telefunken, J&B Scotch Whisky, Vape; la collaborazione con prestigiose testate giornalistiche del calibro di Vogue, Max, Bazaar Italia; la realizzazione di documentari e spot collaborando con Federico Bondi, come “Il cioccolato della Mata atlantica” e “Il Mercato dell’oro”, e la realizzazione di numerosi libri – “Artefood” a cura di Cesare Marretti, “Ayrton Senna”, “Come Musica” di Luca Mannori, “Nel cuore del dolce”, “Dolcezze di Sicilia” di Salvatore Farina. Dal 2004 è il fotografo ufficiale della Chiriotti Editori, con cui prende il via una stimolante e proficua collaborazione, che gli permette di entrare nel settore dell’alta pasticceria. Sempre in sintonia con il mensile “Pasticceria Internazionale”, Giancarlo idea ed allestisce mostre fotografiche dal grande impatto emotivo, rendendo il dolce protagonista di molteplici “racconti visivi”.
La realtà non è forte
LA REALTA’ NON E’ FORTE Opere di Sabrina Mezzaqui 27 novembre 2010 – 13 febbraio 2011 Inaugurerà sabato 27 novembre alle ore 18 al Museo Civico d’Arte di Modena, l’installazione di Sabrina Mezzaqui dal titolo La realtà non è forte, nata come dialogo con una delle più importanti collezioni di tessuti d’Europa, la raccolta Gandini del Museo. Un dialogo che ha rivelato fin dalle sue premesse un’intesa tra i valori e le pratiche artigianali del tessile e la poetica dell’artista bolognese che materializza pensieri desunti dalle tradizioni filosofiche, religiose e letterarie ricorrendo alla gestualità lenta e delicata del ricamo, del cucito e del ritaglio. Un percorso che riannoda il passato al presente suggerendo nuove chiavi di lettura e rinnovati percorsi mentali.
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La mostra, curata da Silvia Ferrari, Serena Goldoni e Cristina Stefani, si colloca tra le iniziative organizzate nell’ambito del convegno internazionale “Antiche trame, nuovi intrecci. Conoscere e comunicare le collezioni tessili” (26-27 novembre 2010, www.convegnotessili.it), dedicato alla valorizzazione delle raccolte tessili in ambito museale, promosso dal Museo Civico d’Arte di Modena in collaborazione con l’IBC e l’Università di Pisa.
L’intervento di Sabrina Mezzaqui all’interno della raccolta rimarca quanto il cucito, il ricamo e le tecniche affini connesse a quest’arte antica costituiscano gli archetipi di un linguaggio che trova ampio e consapevole spazio di espressione nell’arte contemporanea.
Il dialogo con la collezione pone l’accento su alcuni nodi centrali legati ad una pratica spesso giudicata marginale per le sue implicazioni con l’artigianato artistico e la sfera domestica. Il ricamo, tra il novero dei contemporanei mezzi espressivi, pone in evidenza il recupero di una dimensione che vede nel lavoro manuale, lento e paziente, una modalità espressiva che fa da controcampo alla velocità vorticosa del mondo moderno; modalità che evidenzia non solo una tendenza dell’arte contemporanea, ma anche la trasformazione di una pratica decorativa e artigianale, confinata per secoli “nell’oscurità della maestria femminile”, in un linguaggio autonomo che evoca un bisogno estetico, simbolo di una necessità quotidiana.
Il titolo dell’installazione è ripreso da una frase di Hannah Arendt tratta da Le origini del totalitarismo (1948): “La realtà non è tenace, non è forte, ha bisogno della nostra protezione”.
Tra rari tessuti, sontuosi velluti, raffinati damaschi, splendide sete e merletti, galloni, nastri, frange e ricami antichi, conservati negli arredi originali, l’artista dispone le sue opere che si confrontano con la raccolta in modo silenzioso, esaltando il piacere inaspettato della scoperta.
Si dispiegano così alcuni significativi oggetti, frutto della produzione artistica più recente della Mezzaqui, dove la pratica del ricamo è intimamente permeata dall’elemento della scrittura: l’installazione raccoglie infatti opere come Sentinella, un libro in pagine di stoffa ricamate con fiori e appunti autografi dell’artista, Mettere a dimora, motivi floreali ricavati dal paziente ritaglio dei soli profili tracciati su cartoncino che dialogano con il lemma “pianta-piantare” del vocabolario; frasi ricamate che ricordano effimere architetture; alcuni libri realizzati interamente a mano con la trascrizione meticolosa dei testi e dell’impostazione tipografica dei Quaderni di Simone Weil, work in progress, attraverso il quale l’artista ne assimila il senso e il ritmo, divenendo un condotto tra la parola letta e quella scritta.
L’interesse della Mezzaqui per le continue correlazioni fra letteratura ed esperienza quotidiana diventa parte di una filosofia artistica che unisce universalità e intimismo in un’eleganza formale di grande suggestione.
Note biografiche
Sabrina Mezzaqui è nata a Bologna nel 1964; vive e lavora a Marzabotto (BO). La sua formazione artistica si svolge dapprima all’Istituto Statale d’Arte di Bologna e poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove consegue il diploma nel 1993. Artista eclettica nella scelta delle tecniche e delle iconografie, ama operare sui materiali e sulle ritualità del quotidiano, evidenziando la tendenza a procedere secondo una gestualità reiterata, nel recupero di pratiche come il ricamo, l’intaglio, la tessitura. Nelle sue opere il fare traduce nella materia stessa un senso del tempo dilatato e legato ai ritmi del lavoro manuale dove appaiono una forte componente narrativa e raffinatezze e sensibilità liriche. I suoi esordi artistici risalgono alla metà degli anni Novanta, soprattutto nell’ambiente bolognese dove hanno luogo le prime mostre personali alla Galleria Graffio (1996, 1997, 1998). Oltre alla personale tenuta alla GAM di Torino nel 2006, presenta alcune importanti personali grazie alla collaborazione con la Galleria Massimo Minini di Brescia (Messaggi inviati, 1999; Il pomeriggio è troppo azzurro, 2001; Quando le parole atterrano, 2006; Giocatori di perle, 2010) e con la Galleria Continua di San Gimignano (Carezze, 2001; Ecco adesso, 2004; Sottolineature, 2005; Mettere a dimora, 2008). Ha esposto in occasione di numerose mostre collettive in spazi pubblici e no profit in Italia (tra cui Galleria d’Arte Moderna, Bologna; Palazzo delle Papesse, Siena; Museion, Bolzano; Viafarini e Careof, Milano, MAN, Nuoro) e all’estero (tra cui PS1, New York; Musée Art Moderne, Saint Etienne Métropole). Il suo lavoro è orientato anche verso il mezzo del video con cui ha partecipato a numerosi eventi e rassegne.
Siti di riferimento:
www.galleriaminini.it
www.galleriacontinua.com
www.italianarea.it
Mostra La realtà non è forte. Opere di Sabrina Mezzaqui
Sede Museo Civico d’Arte di Modena, Palazzo dei Musei, Piazzale Largo Sant’Agostino 337
Periodo 27 novembre 2010 – 13 febbraio 2011
Inaugurazione alla presenza dell’artista sabato 27 novembre 2010 ore 18.00
A cura di Sivia Ferrari, Serena Goldoni, Cristina Stefani con la collaborazione di Rosalba Paiano
Courtesy opere Galleria Continua, San Gimignano e Galleria Massimo Minini, Brescia
Organizzazione Museo Civico d’Arte in collaborazione con Galleria Civica di Modena
Catalogo bilingue a cura di Silvia Ferrari, Serena Goldoni, Cristina Stefani. Testi di Silvia Ferrari e Rosalba Paiano
Orari da martedì a venerdì 9.00 – 12.00
sabato, domenica e festivi 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00
lunedì non festivo chiuso
Festività 25 dicembre, 1 gennaio 15.00 – 18.00
Ingresso gratuito
L'archivista
MICHEL COMTE
NOT ONLY WOMEN.
FEMININE ICONS OF OUR TIMES

Inaugura domenica 20 novembre, al LUcca Center of Contemporary Art (Lucca) la prima mostra dedicata al grande fotografo e ritrattista di moda Michel Comte. Nel corso della sua trentennale attività, Comte ha lavorato per le più grandi case di moda e i più importamto brand internazionali. Molti dei suoi scatti sono diventati celebri copertine per riviste come Vogue America o Vanity Fair.
La mostra si pone l’obiettivo di indagare, attraverso una galleria di circa sessanta immagini dal piccolo al grandissimo formato, la nuova femminilità contemporanea, sovvertendo quel che finora è stato il fondamento del ritratto di moda.
Non è più il brand il protagonista, ma la donna, il suo corpo e il suo mistero: non più oggetto, ma soggetto che vive e brilla di luce propria che Comte, con la sua arte, riesce a trasformare in nuove icone della femminilità contemporanea.
In esposizione nudi e ritratti di modelle, attrici e artiste tra cui Cindy Crawford, Carla Bruni, Isabella Rossellini e Geraldine Chaplin (che di Comte ha detto “è un cavaliere errante della fotografia: un vagabondo, un avventuriero, un nomade con la macchina fotografica”).
Il catalogo – unica monografia in italiano dedicata all’artista – ripercorre fedelmente il percorso espositivo, ed è completato dai saggi dei curatori Alessandro Luigi Perna e Maurizio Vanni.
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LA MOSTRA |
MICHEL COMTE. NOT ONLY WOMEN. FEMININE ICONS OF OUR TIMES Lucca, Via della Fratta, 36 Dal 20 novembre 2010 al 23 gennaio 2011 Orari Dal 14 dicembre al 23 gennaio 2011: 10.00-19.00 Biglietti: Intero: 7 euro Ridotto: 5 euro
Infoline: tel: +39 0583 571712 |
Stampa locale
La Gerusalemme bolognese
Invito conferenza stampa di presentazione del volume
In viaggio verso la Terrasanta. La basilica di Santo Stefano in Bologna
di Beatrice Borghi
Venerdì 19 novembre 2010, ore 11.30
Basilica di Santo Stefano – Bologna
Ne discuteranno con l’autrice:
Rolando Dondarini, storico, Università di Bologna
Roberto Mugavero, editore, Direttore della Minerva Edizioni
Dom Ildefonso Chessa, per il monastero e la basilica di Santo Stefano
NUOVE CONOSCENZE E IPOTESI SULLE ORIGINI
E LA STORIA DELLA “GERUSALEMME BOLOGNESE”
Sul complesso di Santo Stefano si è scritto in ogni secolo e ancora si scriverà. Fondamenta, muri, iscrizioni, capitelli, trasformazioni, aggiunte architettoniche e ampliamenti sono stati analizzati e interpretati da archeologi, storici, da credenti e non, nel tentativo di fornire nuovi approdi e di dare alcune risposte ai numerosi enigni irrisolti. Il filo che ci conduce nell’interno di questo scrigno di pietra sembra talvolta lambire realtà e certezze, ma molte incognite permangono e il prezioso tesoro custodito da quelle mura ci appare ancora avvolto da un velo che lascia ampie zone di oscurità.
Da dove iniziare per trovare le tracce del primo nucleo che gemmò un susseguirsi di chiese, cappelle, cripte e chiostri? Dal richiamo alla divinità egizia Iside? Dal vescovo Petronio? Dai primi crociati di ritorno dalla Terrasanta? E quale pensiero del fondatore si cela dietro il mirabile simbolismo che avvolge la basilica e il monastero?
Lo stesso nome dato ai vari edifici ci induce a riflessioni che sono ancora oggetto di indagine: perché a questo monumento venne dato il nome del protomartire Stefano quando all’interno di esso i riferimenti al santo sono molto rari, e perché attualmente nessuna delle chiese che compongono il complesso è a lui dedicata?
A oltre vent’anni dal volume 7 Chiese & 7 Colonne, questa nuova opera offre non solo lo stato dell’arte su quanto disponiamo per poter scorgere qualche luce nelle origini oscure e lontane del grande monastero stefaniano, ma consente di proiettarsi verso nuove indagini dopo aver fornito un nuovo significativo apporto di conoscenze.
Sul piano metodologico uno dei pregi del presente lavoro è quello di aver tenuto ben distinti ipotesi e certezze, apparato leggendario e tradizione, dalle acquisizioni reali. D’altronde tale distinzione non ha impedito una compenetrazione tra ciò che è documentato e ciò che è tramandato né la formulazione di ipotesi desunte da tale convergenza. Al lettore si offre quindi un triplice piano di lettura: quello delle conoscenze accertate, quello delle notizie tramandate e presunte e infine quello ipotetico che integra le due sorgenti.
L’impresa dell’autrice ha trovato rispondenza nella pregevole cura editoriale con cui la Minerva ha prodotto questo volume, che per le sue doti di contenuto e per la sua ricca e accuratissima iconografia, rimarrà tra le opere più importanti che siano mai state scritte per il grande monastero bolognese.