Ambiente in festa

Il Centro di educazione ambientale “La Raganella” dell’Unione Comuni Modenesi Area Nord ha deciso di aderire al World Enviroment Day (Wed), la Giornata Mondiale dell’Ambiente che ogni anno cade il 5 giugno, organizzando alcune giornate di festa e intrattenimento.

Dopo il primo appuntamento della scorsa settimana a Cavezzo, la festa si sposterà, domenica 30 maggio, all’interno della zona di recupero ecologico “Cave di Budrighello”; un piccolo paradiso da scoprire nel territorio del Comune di San Possidonio. A partire dalle ore 17.00 verrà inaugurata la mostra degli elaborati prodotti all’interno del Progetto di Gemellaggio tra l’Istituto Comprensivo di Concordia – San Possidonio e la Scuola di Vishnevo (Bielorussia), a cura delle classi 5° A e B della Scuola Primaria di San Possidonio e delle classi 2° A e B della Scuola Secondaria di 1° di San Possidonio. Alle 17.15 è prevista una visita radioguidata, animata e teatralizzata all’interno delle Cave, a cura della Compagnia Teatrale Koinè. Alle 18, infine, “Caccia alla traccia”, un divertente laboratorio per imparare a riconoscere la natura del nostro territorio a cura del Centro di educazione ambientale “La Raganella”. A conclusione della giornata un rinfresco sostenibile delizierà le papille gustative dei partecipanti alla festa.

Nella giornata di sabato 5 giugno, due saranno gli eventi promossi. Il primo presso il Comune di Concordia con una biciclettata che partirà dal Palazzo Municipale (ritrovo ore 8.45) e arriverà presso l’Oasi Val di Sole di Fossa di Concordia, un’area rinaturalizzata dove diverse specie di uccelli, idrofite, tife e canne hanno preso il sopravvento creando un ambiente umido ricco di biodiversità. Il secondo evento si svolgerà alle ore 17.00 presso il Comune di San Prospero, con l’inaugurazione della mostra “I Mammiferi dell’Emilia Romagna. Dall’estetica alla conoscenza per la conservazione”.

Domenica 6 giugno ore 16.30 i festeggiamenti si concluderanno presso il Barchessone Vecchio di San Martino Spino di Mirandola, con un simpatico laboratorio creativo di giochi e danze sui ritmi della natura, dal titolo “Cavalli e farfalle”. Si potrà, inoltre, visitare la mostra di fotografie naturalistiche “Colori e colori” di Marco Corradini, presso la sala polivalente del Barchessone Vecchio.

Per informazioni e prenotazioni:

Centro di Educazione Ambientale “La Raganella” – Tel 0535.29724-29713 – e-mail: cea.laraganella@unioneareanord.mo.it

Bellaria Film Festival

Una grande edizione

del Bellaria Film Festival

  • Anteprima e finale in musica con i Marlene Kuntz e Vinicio Capossela

  • Tra gli ospiti Marco Tullio Giordana, Pupi Avati, Krzysztof Zanussi, Morando Morandini

  • Quattro rassegne e numerose pellicole in anteprima: ecco tutte le principali novità del programma

Un’anteprima e una conclusione in musica: l’esibizione dei Marlene Kuntz sulle immagini di un capolavoro del cinema muto e la “conversazione con canzoni” di Vinicio Capossela. Non poteva essere altrimenti per un Festival che quest’anno valorizza la contaminazione tra linguaggi, stili, generi. Ma i due eventi musicali non sono che la punta dell’iceberg di un programma che si presenta ricco e vario, capace di soddisfare contemporaneamente i palati dei cinefili più esigenti ed il gusto popolare.

La 28° edizione del Bellaria Film Festival, in programma a Bellaria Igea Marina dal 3 al 6 giugno, è stata presentata oggi a Rimini dal presidente della Provincia Stefano Vitali, dal vice sindaco Roberto Maggioli e dal direttore artistico Emma Neri.

L’ossatura del Festival è costituita dai tre Concorsi già presenti nelle edizioni precedenti (Anteprima Doc, Casa Rossa Doc, Corto Doc) ai quali ne è stato aggiunto un quarto, Crossmedia Doc, allargato alla realtà internazionale e dedicato ai documentari per il web che usano strutture narrative nuove e piattaforme che incrociano molteplici linguaggi.

A valutare i lavori finalisti saranno giurie prestigiose. La giuria di Anteprima Doc e Corto Doc è presieduta dal regista Maurizio Zaccaro. Ne fanno parte l’attrice Marina Massironi, il critico del Corriere della Sera Maurizio Porro, il responsabile di Sky Cinema Alessandro Faes Belgrado, Federico Schiavi, pres. Dell’associazione Doc/it e Dario Barone, responsabile della distribuzione internazionale CDI. La giuria di Crossmedia Doc è composta da Laura Corbetta, presidente di Bonsai tv, Alberto Contri, presidente della Film Commission Lombardia, Sergio Basso, regista e docente.

Infine, la giuria del concorso Casa Rossa Doc è rappresentata da Paolo Angelini, regista e docente, Enza Negroni, regista e presidente della D.E-R, associazione dei documentaristi dell’Emilia Romagna. A loro si affiancherà una giuria popolare composta da studenti universitari.

Accanto alle pellicole in concorso, le rassegne invitano ad allargare l’orizzonte, oltre i confini italiani e i linguaggi autorizzati. Kaurismaki Rock raccoglie le opere dove l’autore finlandese privilegia la musica (quella dei Leningrad Cowboys ma non solo) come chiave per decifrare la realtà e i suoi paradossi. W Solidarnosc presenta un cinema così intrecciato alla cronaca da confondersi col documentario, per raccontare il movimento popolare che, 30 anni fa, cambiò la faccia della Polonia e dell’Europa. Saranno proiettate opere di Krystyna Mokrosinska, Andrzej Wajda, Kazimierz Kutz, Kristzof Kieslowki e Krzysztof Zanussi, che sarà presente a Bellaria sabato alle ore 11 per un incontro dedicato al cinema e Solidarnosc. Nuove identità, rassegna internazionale di documentari, presenta quattro produzioni che raccontano in modo inedito l’incrocio di culture e civiltà che ci troviamo davanti: Giallo a Milano di Sergio Basso, I Nove Semi. Viaggio nell’India di Vandana Shiva di Maurizio Zaccaro, Please Vote for Me di Weijun Chen, Afghan Star – Pop idol a Kabul di Havana Marking.

Le opere e i giorni apre una nuova sezione dedicata alla storia, con due film di Fabio Toncelli sulla seconda guerra mondiale.

Come da tradizione, il Festival festeggerà il trentesimo compleanno di un importante film della cinematografia italiana: venerdì 4 giugno le candeline si spengono per Maledetti vi amerò, l’opera prima di Marco Tullio Giordana che, presente al Festival, incontrerà il pubblico dell’Astra.

Il programma prevede inoltre l’omaggio a tre maestri del nostro cinema: il regista Pupi Avati (sarà proiettato il documentario Pupi Avati ieri oggi e domani, un work in progress di Claudio Costa), che sabato 5 alle 21 terrà un incontro senza rete col pubblico di Bellaria,

Bernardo Bertolucci, con la proiezione dell’unico documentario girato dal maestro nel ’66 per ENI, La via del petrolio, e il critico Morando Morandini, creatore e primo, indimenticabile direttore del Bellaria Film Festival, che sarà presente al festival con un documentario9 a lui dedicato da Curagi e Gorio.

Infine, le Anteprime, una finestra davvero grande sul mondo, proposte in collaborazione con importanti media partners come Sky Cinema, Fox Channels Italy, Feltrinelli Real Cinema, Rai, CDI. Anteprime italiane come Viaggetto sull’Appennino di Nene Grignaffini e Francesco Conversano, il documentario che, sulle orme di Zavattini, conduce Ivano Marescotti a piedi da Piacenza a Rimini; e Liberate il Duce!, il documentario, ricco di inediti, di Fabio Toncelli che racconta la fuga di Mussolini dal Gran Sasso. Anteprime internazionali come Ustica – Tragedia nei cieli, un documentario targato Fox, diretto dal regista tedesco Hans von Kalckreuth che, nel 30° anniversario della strage, ricostruisce l’intera storia di un evento le cui cause e la cui dinamica sono ancora oggi avvolte nel mistero; e The september issue, in collaborazione con Feltrinelli Real Cinema, ritratto fuori dalle righe della celebre direttrice di Vogue, Anne Wìintour, cui è ispirato anche il film Il diavolo veste Prada.

ufficiostampa@bellariafilmfestival.org

Ricordo di Toti Scialoja

Mostra antologica per ricordare il pittore-poeta romano

29 maggio – 30 agosto 2010

Longiano (FC), Castello Malatestiano, Fondazione Tito Balestra

Piazza Malatestiana 1

Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 2,00

Orari: da martedì a domenica e festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19; chiuso lunedì

INAUGURAZIONE SABATO 29 MAGGIO ORE 18:30

In collaborazione con la Fondazione Toti Scialoja e il MUSMA  di Matera, inaugura nelle Sale del Castello Malatestiano di Longiano e nella adiacente chiesa Madonna di Loreto l’antologica dedicata a Toti Scialoja. Inaugurazione sabato 29 maggio, alla presenza di Gabriele Stocchi, presidente della Fondazione Toti Scialoja, e Raffaello de Ruggieri, presidente della Fondazione Zetema, con una presentazione di Giuseppe Appella incentrata sull’arte e la poesia dell’artista-poeta e sui suoi rapporti con Tito Balestra.

La mostra, a cura di Giuseppe Appella, comprende 16 sculture datate 1958-1989, 35 tecniche miste datate 1938-1998, 125 disegni con animali e poesie dedicati, tra il 1961 e il 1979, ai bambini, 50 disegni inediti destinati, nel 1938-1939, all’Almanacco della Cometa, un ricco apparato di immagini, documenti, libri, cataloghi che ripercorrono la vita di Scialoja dall’infanzia alla morte, senza tralasciare la giovinezza, gli studi, i primi interessi artistici, gli esordi, le mostre, il mondo dello spettacolo, la letteratura, gli amici, la critica, i rapporti con l’America, con De Kooning e Motherwell, la vita d’artista tra Burri e Afro, gli anni Sessanta in Italia e in Europa, gli anni Settanta e i viaggi all’estero, gli anni Ottanta e Novanta tra pittura e poesia.

L’insieme dei materiali esposti permette di constatare come avviene la nascita e la crescita del quadro, della scultura, della poesia in Scialoja e, soprattutto, la tensione interiore o grande gioia di esistere che lo sostiene, la volontà di assoluto che lo muove. L’impegno psicofisico affrontato nella preparazione e nella messa a fuoco dell’opera non è mai scemato in Scialoja, proprio per quel rapporto evidente che c’è tra il pittore, il poeta e il critico. Tra gli artisti della sua generazione, infatti, Scialoja è l’unico ad aver fatto del pensiero critico un mezzo di creatività. Basta leggere le pagine che negli anni Quaranta scriveva per “Mercurio”  e quindi per “L’Immagine”, i commenti sotto le riproduzioni a colori nel volume che accompagnava la retrospettiva alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, o sentirlo parlare di spazio, di colore, di luce, di ritmo, di realtà per avvertire chiaramente quanto il pensiero fatto parola abbia nutrito la pittura, si sia posto come struttura e metodo della pittura, proprio sull’esempio di Leonardo: La pittura è cosa mentale. La stessa poesia che, negli ultimi due decenni della sua esistenza, incontrò quella fortuna toccata alla pittura, è suono pensante, armonia, musica, un insieme di sonorità che chi ha visto Scialoja dipingere può meglio comprendere nella sua complessità spaziale, gestuale, segnica. I suoi pensieri, come i suoi dipinti, sono agganciati gli uni agli altri, come corpi comunicanti in cui conoscenza e felicità sono connesse, anche quel tanto di turbamento emotivo che la parola non può sciogliere ma che, nonostante tutto, continua a fissarsi sulla carta con sorprendente freschezza, la ripetizione come momento attivo del tempo, avida e straordinariamente acuta nell’interrogazione del mondo e di se stessi. Scrive Scialoja nel suo “Giornale di pittura”: “Dipingere è diventato per me quello che doveva essere per i pittori antichi: semplicemente un modo di “imitare per amore”. Imito la mia natura, cioè la mia cultura (quella che amo), e insieme la mia sensazione di esistere (trasformo la sensazione in certezza). La mia pittura tende non ad una immagine ma ad una visione”.

Un discorso, a parte, merita la scultura. Scialoja nasce alla scultura nel 1942, con il suo ingresso, come scenografo e costumista, in quella forma complessa di manifestazione artistica che è lo spettacolo teatrale in cui poesia, musica, architettura, pittura e scultura concorrono fraternamente.

I suoi primi lavori con impostazione costruttivista sono L’opera dello straccione e Capricci alla Strawinsky (1943), con quei valori cromatici che corrispondono alle maioliche e alle terrecotte invetriate o smaltate di Leoncillo, alle quali seguono Il mandarino meraviglioso (1945), Rhapsody in Blue, Les Maries de la Tour Eiffel e Marsia (1948), Le malentendu (1949), La morte dell’Aria (1950), One Way Street (1955), Phersephone (1956), Povera Juliet (1964), lo spettacolo dedicato ai ragazzi,  con Italo Calvino che inventa un gruppo di favole sulle sue sculture parietali e, dopo un lungo intervallo, nel 1986, per le Orestiadi di Gibellina, Il ratto di Proserpina di Rosso di San Secondo. La tensione, la scelta dei materiali (casse di imballaggio, sedie, sughero, antichi ferri, chiodi, viti, corde), il metodo di lavoro sono assolutamente plastici. Le forme sono sottoposte a ritmi diversi, a sommovimento rotatori e ondulatori che, modificando i punti di luce, rinnovano i colori e le forme stesse conducendolo alle quindici sculture eseguite e fuse nel 1989. La materia è il das, una sorta di fango che si riscatta, o di lievito che fermenta nel bronzo sulla cui superficie, come su una epidermide umana, affiorano tutti passaggi dello slancio vitale, dei palpiti che hanno originato le costruzioni dei dipinti, le scansioni delle impronte degli anni Cinquanta accartocciate in ritmi plastici e cromatici, lo squamarsi della forma in volumi equamente distribuiti, distesi e trincerati gli uni negli altri, secondo un progetto semplicissimo. Ha scritto Scialoja: “La pittura è uno spazio da percorrere con l’occhio secondo una direzionalità e, in certo modo, una irreversibilità. Così la scultura. È un organismo da percorrere con la mano perché non dobbiamo dimenticare che la curvatura è anche un modo di carezzare e di essere carezzati”. Un processo invisibile di andare verso l’invisibile.

NOTE BIOGRAFICHE

Toti Scialoja (Roma 1914 – 1998) è stato pittore e poeta, scenografo e critico d’arte. Dopo gli studi classici e dopo le prime esposizioni personali e collettive ha partecipato alla Resistenza. Nel dopoguerra si è legato ai pittori Ciarrocchi, Stradone e Sadun, con i quali ha esposto alla Galleria del Secolo di Roma (1947). Ha collaborato con articoli di critica d’arte a diverse riviste, tra cui “Il Selvaggio” e “Mercurio” e dal 1943 ha disegnato scene e costumi per numerosi spettacoli di balletti e opere musicali in Italia e in America dove presenta inoltre diverse personali di pittura nelle più note gallerie d’arte. Il corso di scenografia da lui tenuto presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, che in seguito ha diretto, è stato il luogo di formazione per molti artisti delle successive generazioni, tra i quali Pino Pascali, Yannis Kounellis e Nunzio. I suoi libri sono apparsi con Mondadori, Garzanti, Einaudi, Editori Riuniti, Edizioni della Cometa, Bompiani, Scheiwiller.

Informazioni per il pubblico

Fondazione Tito Balestra onlus

tel 0547 665 850 – 665 420 fax 667 007

http://www.fondazionetitobalestra.org

e-mail   fondazione@iol.it


Riprendono gli Incontri di Casa dell’Upupa

Studio Ilario Fioravanti


piazza Roverella, 13 – Sorrivoli di Roncofreddo (FC)

22 maggio – 5 giugno – 19 giugno 2010

Il 22 maggio alle ore 18 avrà inizio il ciclo primaverile di incontri di Casa dell’Upupa, protagonista della prima giornata sarà il poeta albanese Gëzim Hajdari che intratterrà il pubblico con una conversazione su La parola in viaggio, ovvero su la tematica della poesia migrante, a introdurlo sarà il cesenate Andrea Gazzoni che ha curato di recente il volume Poesia dell’esilio. Saggi su Gëzim Hajdari, di prossima uscita presso Cosmo Iannone Editore (Isernia). “Per l’esule è la parola la vera patria. E allora per il poeta Gëzim Hajdari, albanese che vive da esule in Italia e scrive in italiano, che cos’è la parola? Essa è “Verbo” incarnato – fuori da ogni religione, ma dentro all’esercizio e alla disciplina ascetici della poesia, dove si sperimentano di continuo la morte e la rinascita dell’io”.

Il 5 giugno alle ore 18 l’artista egiziano Fathi Hassan parlerà delle sue esperienze e dell’arte immigrata, il titolo dell’incontro è infatti Muhager (immigrante). “L’uomo della sabbia attraversa il deserto – ha scritto Manuela Alessandra Filippi (2007) –. Porta con sé la memoria di mondi lontani e perduti ma non per questo dimenticati. Scrive immagini e dipinge parole su candide dune che il vento accarezza e scompiglia. Scritture mobili dal significato incomprensibile: narrano storie non scritte. In lontananza voci suadenti di oralità scomparse cantano canzoni mai udite. Il deserto, i suoi paesaggi silenziosi, le sue luci, i suoi miraggi. I ricordi affiorano alla mente. Meditare e non pensare. Meditare è assorbirsi in un’idea e perdervisi, mentre pensare è balzare da un’idea a un’altra, compiacersi nella quantità, immagazzinare dei niente, inseguire un concetto dopo l’altro. Rallenta il passo. Osserva. Un angelo vola sulla sua testa. Oriente e Occidente si fondono lungo la linea immaginaria dell’orizzonte desertico. Ancora un sogno. Una rivelazione. Un contenitore di luce.”

Il 19 giugno alle ore 18 chiuderà il ciclo di incontri il fotografo cesenate Guido Guidi che presenterà, assieme al critico fotografico Francesco Zanot, il suo recentissimo lavoro uscito da Fantombooks – Boiler Corporation (Milano): Fiume, un libro di 71 fotografie realizzate intorno al fiume che scorre a poche decine di metri dalla sua abitazione. “Il fiume è il punto di riferimento che indirizza i percorsi e lo sguardo del fotografo, talvolta visibile e talvolta escluso dai margini dell’inquadratura, sempre presente nelle atmosfere dense che distinguono ogni immagine e nel metodo che sta alle spalle del loro compimento”. Fiume è stato realizzato grazie al contributo della Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture di Castelbasso (Te).

Gli Incontri di Casa dell’Upupa hanno avuto origine nel 2004 – frutto di un duraturo sodalizio fra l’architetto e scultore Ilario Fioravanti e i fratelli Flaminio e Massimo Balestra – con l’intenzione di creare un’alternativa culturale che fosse incentrata su un recupero dei rapporti umani, dove le persone potessero avere l’occasione di confrontarsi liberamente e conoscersi senza il vincolo delle formalità e al di fuori di una omologazione ideologica. La volontà e la generosa ospitalità di Ilario Fioravanti, della moglie Adele e dei suoi familiari hanno reso possibile tutto questo, garantendo una continuità ormai attesa e spesso sollecitata da un eterogeneo e folto gruppo di persone. Gli incontri, ideati e curati da Flaminio e Massimo Balestra, visto il crescente interesse e l’eccezionale risposta di pubblico sono giunti al sesto anno di vita, per un numero di sei all’anno, suddivisi in due cicli di tre, uno in autunno e l’altro in primavera.




Moti del ventre

Bonzagni
Bonzagni

Sabato 22 maggio, alle ore 18,00, presso la Galleria d’arte moderna A. Bonzagni verrà
presentato al pubblico il catalogo di “Moti del ventre”, l’opera di Aroldo Bonzagni attualmente
esposta presso il museo centese.
Il quadro sintetizza con magistralità espressiva, racchiusa da un colore acceso e ricco di contrasti
cromatici, la sensuale figura in movimento della danzatrice. La carica emotiva sprigionata in questa
tela viene diffusa dalle pennellate potenti ed energiche che trasmettono suggestioni erotiche.
Durante il pomeriggio, dopo il saluto dell’Assessore Daniele Biancardi, si alterneranno gli
interventi del collezionista Massimo Cirulli, che presenterà l’opera che ha concesso in prestito al
nostro museo, “Moti del ventre”, del direttore della Galleria d’arte moderna, Fausto Gozzi, che
esporrà le nuove scoperte sull’adesione di Bonzagni al movimento futurista, e di Elena Bastelli che
illustrerà il periodo argentino del pittore.
Seguirà l’esibizione di Alessandro Frabetti e di Annarosa Ansaloni, che leggeranno alcune
emozionanti missive scritte da Bonzagni e altri toccanti messaggi della sua fidanzata segreta Ginetta
Gignous.
Concluderà questo appuntamento uno spettacolo di danza del ventre di Claudia Neri, a suggellare
il parallelo fra pittura e realtà.
IAT – Informazione e Accoglienza Turistica
Rocca di Cento, Piazzale della Rocca 9 – 44042 Cento FE
Tel. ++39 051/6843334 e 6843330 Fax ++39 051/904531
e-mail: informaturismo@comune.cento.fe.it
http://www.comune.cento.fe.it/turismo

Eroica Melancholia

ROCCA DI CENTO (FE)

Eroica Melancholia

Figure dal pathos perduto: il mondo di Alfonso Bonavita
a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei

Durata: 15 maggio 2010 / 27 giugno 2010
Orari : sabato, domenica e festivi : 10.00 -13.00 /16.30 – 19.30
vernice : sabato 15 maggio alle ore 18.00
info: info@comune.cento.fe.it tel. 0516843111

Nella prestigiosa sede della Rocca di Cento in collaborazione con la Galleria Il Castello, dal 15 maggio al 27 giugno, si terrà una mostra antologica dedicata ad Alfonso Bonavita (Amantea, 1962), che corona il lungo rapporto di lavoro intercorso tra l’artista e i galleristi Adriano e Marcello Conte. In mostra una selezione di opere pittoriche, di medie e grandi dimensioni, realizzate tra il 1999 il 2010, che rispecchiano sensibilmente le differenti fasi della produzione bonavitiana in un arco cronologico che va dalla fine degli anni novanta ad oggi. Così Alfonso Bonavita descrive il suo lavoro nell’incipit del catalogo: “Questa mostra costituisce l’ideale occasione nella quale assistere alla descrizione della recente storia umana: la raccolta delle opere realizzate, in dieci anni circa, durante il mio soggiorno milanese, rappresentano un personale resoconto degli accadimenti che hanno caratterizzato la nostra esistenza, visti dall’interno di un ordinario spaccato di vita quotidiana di individui comuni. I protagonisti presenti in scena parlano di noi, tutti compresi! Tutto ciò che accade attorno a noi accade con noi, senza di noi. Tutto ciò che accade attorno a noi accade per noi, contro di noi. […] L’opera d’arte, a mio giudizio, è soprattutto un atto di notifica al destinatario chiamato a testimoniare riguardo l’inchiesta sulla controversa vicenda umana. L’artista, nella qualità di messo notificatore, si limita a consegnare l’atto all’interessato il quale, approfondito il documento, decide in funzione della propria sensibilità, del proprio grado di conoscenza, il suo ruolo”. Così scrivono i curatori nel testo critico in catalogo : “La pittura di Alfonso Bonavita rappresenta il tentativo di raccogliere le idee e strutturarle per immagini, seguendo uno schema ben riconoscibile e un linguaggio decisamente colto, spesso legato a riferimenti filosofici. La struttura piramidale e verticale delle sue potenti figure, che destrutturano lo spazio ricomponendolo, è nata dal caso e da una prima esperienza da muralista, ma si è organizzata in seguito in un discorso compiuto, sotto forma di un modulo riconoscibile che si ripete serialmente, seguendo una cifra identificativa che racconta l’anelito dell’uomo verso l’alto, l’ambito spirituale, la sua mente, ovvero il suo dio, secondo il pensiero logico-razionale. Il punto di arrivo difatti è l’uomo pensante, colui che raggiunge la piena capacità di analisi.” Correda l’esposizione una monografia, edita dalla galleria e arricchita dai testi critici dei due curatori, di Lorand Hegyi, e di Luciano Caprile, in cui sono pubblicati oltre un centinaio fra oli e tecniche miste su tela. Nel volume, oltre all’apparato iconografico a colori, una antologia documentaria tra cui spiccano testi di Nicola Davide Angerame, Beatrice Buscaroli, Maurizio Sciaccaluga, testimonianze fotografiche e schede tecniche relative alle opere riprodotte. In concomitanza con l’esposizione dal 7 maggio al 15 luglio 2010 sarà presentata nella sede milanese della galleria Il Castello, a cura di Adriano e Marcello Conte, una selezione di circa 20 opere pittoriche dell’artista, realizzate tra il 2008 e il 2010, tra le più significative degli ultimi due anni di produzione.