Una primavera silenziosa
Così si intitolava il libro di Rachel Carson che , già nel 1962, avvertiva dei pericoli connessi all’uso dei pesticidi in agricoltura ipotizzando un futro in cui la primavera sarebbe stata caratterizzata dall’assenza degli uccelli come primo sintomo visibile del degrado.
Infatti, a 45 anni di distanza, si può notare la pressocché totale assenza delle rondini nei nostri cieli, oltre naturalmente ad altre diverse specie.
Ma c’è un’altra scomparsa di ben maggiore impatto, ad un gradino più basso della catena alimentare, quella degli insetti , che presenta rischi insospettati e di grande portata.
Già nel 2006, con inizio negli Usa, ma anche in Spagna e Francia e, presumibilmente anche in Italia, improvvisamente e inspiegabilmente, nel giro di 48 ore, l’80% delle api domestiche non ha fatto ritorno ai propri alveari; gli apicultori hanno rimediato importando api australiane, che però si sono rivelate portatrici di un virus letale.
Poco male, penserà qualcuno: rincarerà il miele, che tanto a me non piace…
Si dà il caso però che le api, assieme ad altri insetti (anch’essi in via di estinzione), provvedano all’impollinazione di frutta e verdura la cui perdita ovviamente sarebbe irreparabile per l’uomo.
In breve stiamo tagliando il ramo dell’albero su cui siamo seduti per pura stupidità o c’è dietro un calcolo che mira a sopprimere tutto ciò che è naturale (e gratuito) per sostituirlo con qualcosa di costoso, brevettabile e in mano a pochi monopolisti che avrebbero così in mano le sorti del pianeta?