Mese: febbraio 2008
Mostra fotografica a Bologna
Bondenesi nel mondo
Dal sito dedicato ai bondenesi nel mondo (http://groups.yahoo.com/group/bondenesinelmondo/) abbiamo ricevuto il seguente messaggio:
Sono Elda Menegatti nata a Bondeno 60 anni fa.
Mio padre Umberto, ex combattente e mia madre Alma Salani.
Campanilismi
Dal lungo e pluricommentato intervento di Simone Lodi nel suo blog (http://simonelodi.blog.excite.it/permalink/504996) si capisce che la contemplazione del proprio ombelico è l’attività preferita di ognuno 😉
Al di là delle facili battute, credo anch’io che ci siano state e ci siano tuttora iniziative aggreganti e persone in gamba che hanno fatto molto per la comunità bondenese; spiace solo che ci si ricordi di loro da morte (ad es. "al Mistar dal Bon" proprio questo mese nel calendario edito da Bondeno Cultura) e non si siano, forse, apprezzate abbastanza da vive.
Detto questo, per entrare nel merito del discorso, sarebbe forse opportuno precisare che, se i Comuni sono una parte integrante della Storia d’Italia, che ha valorizzato ogni parte del nostro territorio, sono stati anche fonte di guerre e discordie che ne hanno rallentato la crescita economica, almeno fino a quando non è subentrata nel tardo ‘800 l’idea di nazione a tentare di aggregare quel "volgo disperso che nome non ha".
In altre parole per combinare qualcosa serve un’aggregazione attiva intorno un progetto comune.
E.Mori citava il caso di "Campanile sera", un progetto calato dall’alto e con tutti i limiti della comunicazione mediatica (una sorta di Grande Fratello su scala paesana), ma che, di fatto, ha temporaneamente coaugulato gli sforzi di buona parte della comunità in qualcosa di collaborativo.
Ecco forse la parola chiave: "collaborare" , che decide le sorti di un’impresa.
Ci sono stati sicuramente altri momenti di collaborazione e altri ci saranno, però il fatto che tutti avvertano un senso di degrado (che peraltro va oltre i confini della nostra comunità), vuol dire che qualcosa non ha funzionato e vuol dire anche che adesso nessuno è più disposto a farlo se non vede un utile immediato (cioè essere pagato e pagato bene).
Qualcuno obietterà che non è vero e che ci sono numerosi esempi di volontariato anche nella nostra comunità.
Senza voler nulla togliere al lavoro di tanti, mi insospettisce sempre il fatto che le forme di volontariato che sopravvivono sono sempre quelle gestite dall’alto e che recano nell’intestazione un bel numero di conto corrente (con magari anche il diritto al 5 per mille).
A mio parere questo vuol dire che gli spazi per l’azione collettiva si sono andati via via riducendo dal 1960 ad oggi e porrei la discriminante temporale alla caduta della prima repubblica in Italia e a quella del muro di Berlino a livello internazionale.
Lascio ai politologi di professione (cioè quelli pagati per pubblicare) il compito di verificare l’eventuale nesso e le conseguenze derivanti e mi limito ad un esempio strettamente locale: per il mantenimento dell’ "ospedale" furono raccolte circa 8000 firme e ci fu il rovesciamento politico di uno schieramento che governava da 50 anni (ritenuto, a torto o a ragione, responsabile dell’accaduto); nonostante questo la situazione non è certo migliorata e le premesse che l’avevano giustificata (creazione Polo di Cona) ancora ben lontane dall’essere realizzate.
Evidentemente non c’è più spazio per una azione di vasto respiro (presto, e lo si dice da 20 anni, perderemo anche le scuole superiori), ma solo per personalismi e litigi su questioni assolutamente futili per avere le briciole di un lauto pasto che si consuma da qualche altra parte.