Ma noi no…


Chi ha potuto prenotare in tempo, avrà la possibilità di vedere lo spettacolo di Cochi e Renato il 12 a Copparo o il 13 a Cento; a Bondeno noi abbiamo un teatro con l’affitto e le utenze pagate fino a giugno 2007, ma noi non li vedremo.
Poco importa naturalmente, per citare una canzone proprio di Cochi e Renato del 1974: “Io ci ho la macchina, un bel mestiere, ci ho la mutua, ci ho la casa al terzo piano, ci ho i servizi col bidé, che me ne frega a me…”

Il fatto è che, come accade al protagonista della canzone, questa situazione non è eterna: a forza di non preoccuparsi di quello che ci portano via come comunità (cinema, teatro, ospedale, industrie ecc. ecc.) verrà il momento che ci dovremo preoccupare.
Non sarebbe meglio farlo prima che sia troppo tardi?

Riferimenti: e la vita, la vita

Autore: bondeno

redazione bondeno.com

1 commento su “Ma noi no…”

  1. Penso che il disinteresse per il mondo dello spettacolo e nei confronti delle altre attività culturali, sia solo l?apice di una piramide che sta venendo a mancare di parecchi mattoni, quali i servizi essenziali come la sanità, e via scendendo il lavoro alla base di questi. Aldilà della tipica mentalità Bondenese chiusa in un lassismo egoistico, è da notare come molte persone lavorino fuori dal territorio comunale. Che qualcuno lavori fuori è normale, ma nel nostro paese questo fenomeno ha una dimensione abnorme. Tale dato di fatto comporta un ?incentivo? all?emigrazione dal nostro paese verso luoghi più comodi e con più servizi. Chi lavora fuori porta ha meno tempo per i propri hobby e per la cultura, interesse per i servizi e per il mondo che lo circonda, perché deve badare alle attività familiari e vitali di base nel tempo residuo. Qui si crea un indotto negativo, in quanto meno interesse uguale meno servizi (grazie al lassismo), meno servizi e lavoro fuori, uguale lasciare Bondeno, non solo privo di popolazione ma di menti che ravvivino la vita sociale morta. Poche sono le persone che costruiscono qualcosa, non per merito, ma per buona volontà, anche se spesso le associazioni ruotano attorno ai propri fondatori, per l?interesse comune degli stessi, non prendendo vita propria attorno alla promozione dell?interesse costitutivo, coadiuvato dai fondatori, ma per usufruire o per tentare di usare il servizio pubblico, come se tutto gli fosse dovuto. Brutta mentalità? La cosa pubblica nell?arco di un ventennio e parecchio cambiata. Lo sguardo deve essere puntato sulla capacità propositiva di tali persone giuridiche, i quali componenti devono avere l?interesse primario di promuovere il motivo costituente in ogni luogo e forma, facendolo maturare nella società, con l?associazione che si muove all?interno di essa. Solo così si può realizzare un interesse pubblico e poter adire ad aiuti comunali. Se le associazioni, come spesso sono, risultano intercluse, e si lamentano con il comune per i fondi, vorrà dire che quelle persone non hanno capito nulla di associazionismo.

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